Obiettivo dello studio LODESTAR - randomizzato, in aperto, multicentrico, svolto in 12 ospedali della Corea del Sud, da settembre 2016 a novembre 2019 - è confrontare l'efficacia e la sicurezza a lungo termine del trattamento con rosuvastatina e atorvastatina in adulti con malattia coronarica. «I partecipanti (età ≥ 19 anni) sono stati assegnati a ricevere un trattamento con rosuvastatina (n=2204) o atorvastatina (n=2196) utilizzando una randomizzazione fattoriale 2×2», riferiscono Francesco Tassone ed esperti della Commissione Lipidologia e Metabolismo AME (Associazione Medici Endocrinologi) coordinata da Anna Nelva. «L'end point primario era un end point composito a tre anni che comprendeva: morte per tutte le cause, infarto miocardico, ictus o qualsiasi rivascolarizzazione coronarica», continuano gli specialisti. «Gli end point secondari erano esiti di sicurezza: diabete mellito di nuova insorgenza; ricoveri ospedalieri per insufficienza cardiaca; trombosi venosa profonda o tromboembolia polmonare; rivascolarizzazione endovascolare per arteriopatia periferica; intervento o chirurgia aortica; malattia renale allo stadio terminale; interruzione dei farmaci in studio a causa di intolleranza; intervento chirurgico di cataratta; e un insieme di anomalie rilevate in laboratorio».
Questi i risultati. «Sono stati arruolati 4.400 adulti con malattia coronarica. Di questi, 4.341 (98.7%) hanno completato lo studio (età media 65 anni, F 27.9%)», riportano Tassone e colleghi. «La dose media giornaliera dei farmaci in studio è stata di 17.1 ± 5.2 mg nel gruppo rosuvastatina e 36.0 ± 12.8 mg nel gruppo atorvastatina a tre anni (P<0.001. L'end point primario si è verificato in 189 partecipanti (8.7%) nel gruppo rosuvastatina e 178 (8.2%) nel gruppo atorvastatina (rapporto di rischio 1.06, intervallo di confidenza al 95% [95% IC] 0.86-1.30; P = 0.58). Il livello medio di colesterolo legato alle lipoproteine a bassa densità (LDL) durante il trattamento è stato di 1.8 ± 0.5 mmol/L nel gruppo rosuvastatina e 1.9 ± 0.5 mmol/L nel gruppo atorvastatina (P<0.001)».
«Il gruppo trattato con rosuvastatina ha avuto una maggiore incidenza di diabete mellito di nuova insorgenza che ha richiesto l’inizio della terapia con farmaci ipoglicemizzanti (7.2% vs 5.3%; rapporto di rischio 1.39, 95% IC 1.03-1.87; P = 0.03) e numericamente maggiori interventi di cataratta (2.5% vs 1.5%; 1.66, 95% IC 1.07-2.58; P = 0.02)», riportano gli esperti. «Gli altri endpoint di sicurezza non differivano tra i due gruppi».
Queste le conclusioni dello studio. «Negli adulti con malattia coronarica, rosuvastatina e atorvastatina hanno mostrato un'efficacia comparabile per l'esito composito di morte per tutte le cause, infarto miocardico, ictus o qualsiasi rivascolarizzazione coronarica a tre anni. La rosuvastatina è stata associata a livelli più bassi di colesterolo LDL ma allo stesso tempo a un rischio più elevato di nuova insorgenza di diabete mellito con necessità di farmaci antidiabetici e di intervento di cataratta rispetto ad atorvastatina», riportano Tassone e colleghi.
«Lo studio LODESTAR è stato condotto per confrontare l'efficacia e la tollerabilità di due statine: rosuvastatina e atorvastatina, in particolare in pazienti con dislipidemia», commentano gli esperti. «Gli studi di confronto tra statine sono importanti poiché entrambe le molecole sono ampiamente utilizzate per la gestione della dislipidemia e per la prevenzione di eventi cardiovascolari», proseguono Tassone e colleghi. «L’obiettivo dello studio è stato quello di confrontare la riduzione del colesterolo LDL tra le due molecole; obiettivo secondario è stato quello di valutare la tollerabilità di questi due farmaci. Per quanto attiene ai risultati principali di efficacia: in generale, la rosuvastatina è frequentemente associata a una maggiore riduzione del colesterolo LDL rispetto all'atorvastatina, specialmente a dosi elevate. Per quanto attiene alla tollerabilità: entrambe le statine hanno mostrato un profilo di tollerabilità accettabile, ma possono esistere differenze individuali significative. Alcuni pazienti possono sperimentare effetti collaterali più pronunciati con uno dei due farmaci», osservano gli specialisti. «Dal punto di vista delle considerazioni cliniche che si possono formulare, lo studio evidenzia l'importanza di personalizzare il trattamento ipolipemizzante in base alla risposta individuale del paziente e alla tollerabilità. Dal punto di vista medico è fondamentale monitorare attentamente i pazienti e considerare fattori come la storia clinica e le comorbidità nella selezione della statina da impiegare», sottolineano Tassone e colleghi. «In conclusione, lo studio LODESTAR contribuisce alla comprensione dell'efficacia delle statine ed offre informazioni preziose per la pratica clinica. Le decisioni terapeutiche dovrebbero prendere in considerazione non solo l'efficacia del farmaco, ma anche la tollerabilità e la risposta individuale dei pazienti ai farmaci», concludono gli specialisti.
BMJ. 2023 Oct 18, 383: e075837. doi: 10.1136/bmj-2023-075837.
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/37852649/