Attualità
Tumori
08/05/2024

Tumori pediatrici, in 30 anni un bambino su 5 fuori regione per curarsi

La migrazione sanitaria in oncoematologia pediatrica verso ospedali al di fuori della regione di residenza è ancora un fenomeno diffuso, motivato da differenti ragioni

bambino malato maschera

In 30 anni un caso su 5 fra i giovani pazienti - bambini e adolescenti - colpiti da tumore si è curato lontano da casa. E la migrazione sanitaria in oncoematologia pediatrica verso ospedali al di fuori della regione di residenza è ancora un fenomeno diffuso, motivato da differenti ragioni. Accade più spesso di partire da Sud e Isole. Vuol dire affrontare anche un viaggio e la lontananza dagli affetti, oltre alla malattia. E il fenomeno sembra incidere anche sulla sopravvivenza. È la fotografia che emerge da uno studio condotto da Aieop (Associazione italiana ematologia oncologia pediatrica) e pubblicato sull''Italian Journal of Pediatrics'.

Nel panorama italiano la rete di centri coordinati da questa società scientifica è estesa su gran parte del territorio nazionale. Fanno eccezione regioni come la Basilicata, il Molise e la Valle d’Aosta, che non dispongono di centri Aieop, ma possono comunque contare su strutture geograficamente vicine a cui fare riferimento per i piccoli pazienti. "Nonostante questa rete capillare e i passi avanti compiuti sul fronte della ricerca e della cura", la migrazione sanitaria in questo campo continua. L'indagine ne ha quantificato l'entità e la sua evoluzione negli ultimi 30 anni, provando ad analizzarne l'impatto. I dati di riferimento sono stati estrapolati dallo studio osservazionale-prospettico denominato 'Modello 1.01', attivo in tutti i centri Aieop, che consente di registrare tutti i casi di patologie oncoematologiche diagnosticate in età pediatrica nei centri della rete, in Italia. L'analisi si riferisce al periodo compreso tra il 1988 e il 2017 ed è stata effettuata su 41.205 pazienti registrati, con un'età compresa tra 0 e 20 anni al momento della diagnosi.

I risultati hanno documentato una migrazione extra-regionale nel 19,5% dei casi, evidenziando un trend in diminuzione: nel decennio 1988-1997 si attestava attorno al 23,3%, mentre nell'arco temporale compreso tra il 2008 e il 2017 il valore è sceso al 16,4%. La migrazione sanitaria ha coinvolto maggiormente pazienti affetti da tumori solidi rispetto a quelli con leucemie e linfomi. I flussi più corposi di migrazione hanno origine dal Sud e dalle Isole (dove il fenomeno interessa il 32% nel 2008-2017) più che dal Centro e dal Nord, con regioni che sono scese sotto la soglia del 10% e regioni nelle quali invece si registra ancora una migrazione per il 60% dei casi e più (Trentino-Alto Adige 83,5%, Calabria 60,2%, Abruzzo 58,1%).

Rispetto all'impatto della migrazione sanitaria sulle possibilità di guarigione, è stato documentato come i pazienti che migrano fuori regione abbiano una sopravvivenza complessiva a 10 anni dalla diagnosi del 69,9% rispetto a quelli che sono curati in centri a pochi chilometri da casa, nei quali la sopravvivenza si attesta attorno al 78,3%. Questo dato grezzo, contestualizzato rispetto a patologie ad alta complessità che richiedano centri specializzati e un approccio multidisciplinare, risulta invertito, precisano gli esperti.

Lo studio, aggiungono ancora, "necessita senz'altro di approfondimenti futuri per analizzare appieno le motivazioni alla base del fenomeno". Ma intanto accende una luce su quelli che un tempo venivano definiti viaggi della speranza, spostamenti in cerca dei centri più 'esperti'.

"La migrazione sanitaria in onco-ematologia pediatrica - spiega il presidente di Aieop, Arcangelo Prete - è un fenomeno ancora presente in Italia, nonostante esista una rete che copre pressoché tutto il territorio nazionale. Non è tuttavia un fenomeno da demonizzare. Semplicemente le patologie che trattiamo sono molto rare e, per tale motivo, i pazienti necessitano di centri di alta specializzazione. Il ruolo della rete e dei centri regionali è quello di provvedere al corretto inquadramento dei pazienti e di valutare quali siano le situazioni che necessitino di essere prese in carico da centri con differente specializzazione extra regione. Il dato della differente mortalità, infatti, potrebbe essere correlato a un riferimento più tardivo dei pazienti verso centri specializzati o a situazioni di malattia avanzate già alla diagnosi. Stiamo lavorando per comprendere appieno questo fenomeno con l'unico obiettivo di garantire in Italia le cure migliori per i nostri pazienti".

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