L’American Diabetes Association (ADA) ha pubblicato la revisione delle sue linee guida sulla gestione del diabete (Standards of Care in Diabetes).
“Nell’aggiornamento delle linee guida americane – spiega la professoressa Raffaella Buzzetti, presidente della Società Italiana di Diabetologia (SID) – viene data grande enfasi al monitoraggio continuo della glicemia mediante gluco-sensori (CGM), fin dall’esordio della malattia e per tutto il suo decorso. E non solo, come si è fatto finora, in chi è in terapia insulinica o è ad elevato rischio di ipoglicemia, ma virtualmente a tutti (tenendo presente accessibilità, tipo di terapia e beneficio atteso), anche ai soggetti più anziani. L’uso dei sensori per la glicemia (CGM) viene raccomandato anche nelle persone con diabete di tipo 1 presintomatico, per monitorare la progressione di malattia. Tutto questo nasce dagli studi che hanno dimostrato come l’impiego dei CGM sia associato a un miglior controllo della glicemia (con risultati a volte sovrapponibili a quelli di un vero e proprio farmaco), sia in chi è in trattamento insulinico, che con altri farmaci anti-diabete. Anche l’ultima revisione degli standard di cura italiani SID-AMD (Associazione Medici Diabetologi) suggerisce di estendere l’impiego di questi sistemi di monitoraggio della glicemia”.
Semaforo verde anche alla gestione ‘tech’ del diabete attraverso programmi di prevenzione ‘digitali’, erogati via cellulare, sul web o in modalità ‘telemedicina’.
Una new entry nelle nuove raccomandazioni americane riguarda le persone non affette da diabete, ma in terapia con alcuni farmaci oncologici (come l’immunoterapia, gli inibitori di PI3K alfa e gli inibitori di mTOR) potenzialmente diabetogeni. “Questi pazienti dovrebbero essere avvertiti del rischio di iperglicemia – spiega la professoressa Buzzetti – e invitati a fare controlli della glicemia, soprattutto all’inizio del trattamento. Alcuni di questi farmaci oncologici, agendo sul sistema immunitario, possono provocare forme di diabete simili al tipo 1”.
La revisione delle linee guida invita a considerare l’uso della metformina come farmaco di prima scelta (ma si può arrivare fino all’insulina) nei soggetti ad alto rischio di iperglicemia, mentre nei soggetti già affetti da diabete si consiglia di potenziare i trattamenti già in atto.
Un altro importante punto trattato riguarda la corretta gestione del legame fra diabete e obesità. “La revisione delle linee guida ADA – ricorda la professoressa Buzzetti – stabilisce che le persone con sovrappeso o obesità, ad alto rischio di diabete di tipo 2, andrebbero inserite in un programma di prevenzione del diabete, con l’obiettivo di perdere almeno il 5-7% del peso iniziale”.
Il piano di trattamento deve comprendere consigli nutrizionali, attività fisica e supporto comportamentale. In questo contesto, le diete da preferire sono la Mediterranea e le low carb. “Da notare – aggiunge la presidente SID – l’apertura crescente all’uso degli agonisti del GLP-1 e dei nuovi agonisti GIP/GLP-1 anche nelle persone con diabete di tipo 1. In questi casi possono rappresentare un supporto aggiuntivo alla terapia insulinica, con benefici su peso e profilo glicemico, ma il loro impiego deve essere valutato in modo individualizzato e gestito da team esperti, con un’attenta titolazione dell’insulina”. La chirurgia bariatrica e metabolica viene indicata nelle forme più gravi o refrattarie.
Tra le altre raccomandazioni delle linee guida ADA 2026 figurano la cessazione totale del fumo, comprese sigarette elettroniche e vaping, lo screening annuale dei sintomi ansiosi nelle persone con diabete e la valutazione dei disturbi del sonno. Si raccomanda infine l’inserimento del glucosio orale nei kit di pronto soccorso presenti in luoghi pubblici, scuole e uffici, per contrastare le crisi ipoglicemiche.