Le malattie neurologiche rappresentano oggi la prima causa di disabilità in Italia, con oltre 32 milioni di persone ogni anno che convivono con un disturbo neurologico. Tra le patologie più impattanti figura l’ictus, che colpisce tra 100.000 e 120.000 persone l’anno ed è la prima causa di disabilità nell’adulto. I dati sono stati diffusi dalla Società Italiana di Neurologia (SIN) in occasione della Giornata internazionale delle persone con disabilità del 3 dicembre
La SIN, in una nota, richiama l’attenzione non solo sul peso clinico delle patologie neurologiche, ma anche sulle criticità organizzative e assistenziali che incidono sulla qualità della presa in carico dei pazienti. In particolare vengono segnalate persistenti disuguaglianze territoriali nell’accesso ai servizi di riabilitazione intensiva e all’assistenza domiciliare, fattori che condizionano il recupero dell’autonomia e la piena inclusione sociale delle persone colpite da disabilità neurologiche.
Le patologie neurologiche possono compromettere movimento, linguaggio, memoria e funzioni cognitive, con ricadute rilevanti sulla partecipazione alla vita quotidiana, lavorativa e sociale. Per questo, sottolinea la società scientifica, la gestione non può limitarsi alla fase acuta, ma deve garantire percorsi continuativi, multidisciplinari e inclusivi, capaci di accompagnare il paziente dal momento della diagnosi fino alla riabilitazione e al reinserimento nella vita di relazione.
“La disabilità neurologica non è un destino immutabile, ma una condizione che può essere prevenuta o mitigata attraverso diagnosi tempestive, trattamenti efficaci e un’assistenza continua”, ha dichiarato Mario Zappia, presidente della SIN, ribadendo l’impegno della neurologia italiana “ad accompagnare i pazienti nel percorso di cura e a sostenere la loro piena partecipazione sociale”.
La società scientifica invita le Istituzioni a rafforzare la rete neurologica nazionale e a investire in prevenzione, riabilitazione, servizi territoriali e nell’accesso equo alle innovazioni diagnostiche e terapeutiche, con l’obiettivo di ridurre le disuguaglianze regionali e garantire percorsi strutturati e omogenei di presa in carico in tutto il Paese.