A pochi giorni dal voto in Aula del ddl sul suicidio medicalmente assistito, previsto per il 17 luglio, la Società italiana di neurologia (Sin) lancia un nuovo appello al Parlamento: approvare una norma “chiara, efficace e condivisa” che tuteli dignità e autonomia delle persone affette da gravi patologie neurologiche, oggi tra le più coinvolte nelle richieste di accesso al fine vita.
La Sin ribadisce l’importanza delle cure palliative, riconosciute come parte dei Livelli essenziali di assistenza, ma sottolinea che queste non possono essere obbligatorie per accedere al suicidio assistito. “Devono essere sempre offerte – spiega la società scientifica – ma, come ogni trattamento sanitario, devono poter essere rifiutate, in coerenza con la legge 219/2017 e con i principi costituzionali”.
Preoccupazioni arrivano anche sulla composizione del Comitato nazionale di valutazione, previsto dal testo base adottato dalle commissioni Giustizia e Sanità del Senato: non è garantita la presenza di neurologi o di specialisti della patologia del richiedente. Una scelta, secondo la Sin, poco coerente con la realtà clinica, che vede nelle malattie neurologiche una parte rilevante delle domande. La proposta è di assegnare il compito ai comitati etici clinici regionali, già attivi in alcune aree del Paese.
Critiche anche sui tempi decisionali, che possono superare i 90 giorni, e sul vincolo di 180 giorni per ripresentare la richiesta in caso di diniego. Un limite considerato non adeguato rispetto all’evoluzione clinica rapida e irreversibile di molte malattie neurologiche. La Sin sottolinea l’urgenza di tempi compatibili con le condizioni del paziente, oltre alla necessità di una gestione organizzativa trasparente, accessibile ed equa, all’interno del Servizio sanitario nazionale.
“La legge – conclude la Sin – non può incentivare percorsi all’estero o soluzioni clandestine. Serve un quadro normativo allineato con la Corte costituzionale, che garantisca tempi rapidi, pari diritti e pieno rispetto della persona”.