La chirurgia preventiva può salvare la vita anche alle donne già colpite da un tumore al seno e portatrici di mutazioni BRCA1 o BRCA2. È quanto emerge da uno studio internazionale pubblicato su The Lancet Oncology, che conferma l’efficacia della mastectomia ooforectomia profilattica anche in pazienti già diagnosticate con cancro mammario.
La ricerca, condotta su 5.290 donne con mutazioni BRCA e tumore al seno diagnosticato prima dei 40 anni, ha dimostrato che la rimozione dei seni (RRM, risk-reducing mastectomy) e delle ovaie e tube di Falloppio (RRSO, risk-reducing salpingo-oophorectomy) è associata a un significativo aumento della sopravvivenza a lungo termine. Le donne che hanno effettuato la RRM hanno mostrato una sopravvivenza media a 20 anni di 17,89 anni contro i 16,65 anni di chi non si è sottoposta all’intervento. Per la RRSO, i valori sono rispettivamente di 17,73 anni contro 16,67.
Lo studio è stato coordinato dalla BRCA BCY Collaboration, una rete globale di 109 centri ospedalieri su cinque continenti, e ha analizzato casi diagnosticati tra il 2000 e il 2020. Tra le partecipanti, il 63,5% era portatrice di mutazioni BRCA1, il 45,8% aveva un tumore ormonoresponsivo e il 51,2% aveva linfonodi negativi. Delle partecipanti incluse nello studio - riferisce Blondeaux, prima autrice del lavoro - 2.910 si sono sottoposte a mastectomia bilaterale e 2.782 a ovariectomia. Tra le 5.290 partecipanti, 1.804 hanno optato per entrambe le procedure, mentre 1.402 non si sono sottoposte a nessuno dei due interventi chirurgici. Le pazienti sono state seguite per circa 8 anni per valutare l'efficacia dell'approccio chirurgico preventivo. A distanza di quasi un decennio, il gruppo che si è sottoposto solo a mastectomia bilaterale ha riportato, mediamente, una riduzione del rischio di mortalità del 35% e di recidiva o di altra neoplasia primaria del 42%. Per le pazienti che invece hanno rimosso tube e ovaie, i numeri sono quasi invertiti: l'intervento è stato associato a un rischio di mortalità inferiore del 42% e a un rischio di recidiva, sempre in media, del 32% in meno".
"I risultati - commenta Lambertini - hanno dimostrato che entrambi questi interventi chirurgici sono associati a un miglioramento della sopravvivenza complessiva nelle portatrici di mutazione Brca con una storia pregressa di cancro al seno insorto in età precoce. Questo importante beneficio si è osservato indipendentemente dall'età alla diagnosi, da dimensione e aggressività del tumore, dall'eventuale precedente chemioterapia. La ricerca evidenzia dunque come entrambe le chirurgie siano strategie fondamentali di gestione del rischio per questo gruppo di donne e vadano integrate nelle linee guida per le portatrici di mutazioni Brca con tumore al seno a insorgenza precoce".
L’associazione tra chirurgia preventiva e aumento della sopravvivenza è risultata statisticamente significativa anche dopo l’aggiustamento per altri fattori prognostici. I risultati supportano l’inclusione delle opzioni chirurgiche profilattiche nel counseling personalizzato per le pazienti ad alto rischio, anche dopo la diagnosi di un primo tumore.