Italia la menopausa resta una fase della vita femminile poco affrontata dal punto di vista clinico. Solo il 5-6% delle donne tra i 50 e i 70 anni utilizza la terapia ormonale sostitutiva (TOS), e oltre la metà non riceve alcuna proposta terapeutica per la gestione dei sintomi. Lo segnala Theramex Italia, azienda farmaceutica attiva nella salute femminile, che ha avviato un progetto di divulgazione sui canali social con la community digitale Sisthers (Instagram e Facebook), per favorire una maggiore consapevolezza su menopausa e benessere ormonale.
Secondo un’indagine citata dall’azienda, il 56% delle donne intervistate dichiara di non aver mai ricevuto dal proprio medico una proposta terapeutica nonostante la presenza di disturbi tipici del climaterio. La figura del ginecologo resta il principale riferimento, ma l’approccio è spesso reattivo e frammentato: solo il 6% dei medici affronta la dimensione relazionale e appena il 10% introduce il tema della sessualità, lasciando alle pazienti l’iniziativa nel dialogo.
I sintomi più frequenti – vampate di calore, insonnia, irritabilità, dolori articolari e brain fog – possono avere un impatto significativo sulla qualità della vita. Si stima che il 75% delle donne con vampate soffra anche di disturbi del sonno, con ricadute sulla produttività e sul benessere psicofisico.
In Italia, come in altri Paesi, la formazione medica sulla menopausa resta insufficiente. L’endocrinologia ginecologica e la clinica del climaterio sono discipline ancora poco approfondite nei corsi universitari e nelle scuole di specializzazione. Studi condotti negli Stati Uniti mostrano che già nel 2008 solo la metà degli specializzandi in ginecologia aveva seguito lezioni dedicate alla menopausa, e nel 2013 meno dell’1% si riteneva adeguatamente formato.
“La formazione è migliorata, ma serve un cambio di paradigma, con percorsi aggiornati e orientati alla pratica clinica – sottolinea Marco Gambacciani, responsabile del Centro Menopausa e Osteoporosi della Clinica San Rossore di Pisa –. Il ginecologo deve riscoprire il proprio ruolo di clinico, integrando competenze ginecologiche, endocrinologiche e internistiche, e proporre trattamenti personalizzati, farmacologici e non, per gestire sintomi ancora troppo spesso trascurati”.