Le malattie cardio-vascolari (CV) rappresentano la principale causa di morte a livello globale (Roth GA, et al. J Am Coll Cardiol 2020); pertanto, comprenderne meglio i fattori di rischio è di fondamentale importanza per la salute pubblica globale. «Negli ultimi anni si è cercato di approfondire se una maggiore esposizione della popolazione generale ai glucocorticoidi (GC) endogeni potesse contribuire all’insorgenza di disordini metabolici e all’aumento del rischio CV», afferma Marianna Torchio, UOC di Endocrinologia, AOU di Padova. «In tale contesto, la misurazione della concentrazione di cortisolo e di cortisone a livello del capello (HairGC) è emersa come biomarcatore affidabile e non invasivo per quantificare l’entità dell’esposizione ai GC endogeni nell’arco di settimane/mesi», riferisce la specialista. «Studi trasversali (Van der Valk E, et al. Obes Rev 2022; Manenschijn L, et al. J Clin Endocrinol Metab 2013) hanno mostrato come i livelli di HairGC siano correlati a parametri metabolici, come BMI e circonferenza vita (WC), e alle malattie CV, ma mancavano finora studi longitudinali che potessero confermare tali dati», prosegue Torchio.
Un recente studio di coorte prospettico (Van Der Valk ES, et al. J Clin Endocrinol Metab 2024) ha avuto l’obiettivo di valutare l’associazione tra esposizione prolungata a glucocorticoidi (GC) endogeni e sviluppo di eventi cardiovascolari (CV) o cambiamenti nei parametri dello stato immunitario. «È stato valutato un sotto-gruppo dei partecipanti allo studio di coorte Lifelines (svoltosi nel nord dei Paesi Bassi a partire dal 2007 con oltre 150mila arruolati). I partecipanti erano 6341, 75% femmine, con età media al basale di 53 anni e BMI medio di 26 kg/m², per cui erano disponibili campioni di capello raccolti dal 2014 e dati genetici. Oltre l’80% dei partecipanti non riferiva trattamenti con GC esogeni nei tre mesi precedenti la raccolta del campione di capelli», riporta la specialista. «Sono stati misurati, tramite spettrometria di massa, i livelli di cortisolo e cortisone nei campioni di capelli, correlando i risultati allo sviluppo di nuovi casi di malattie CV durante un follow-up di 5-7 anni. È stata inoltre valutata la relazione tra livelli di HairGC e alcuni parametri immunitari (leucociti totali e sottotipi). Come variabili di controllo nei modelli di regressione statistica sono stati inseriti età, genere, circonferenza vita (WC), uso di GC esogeni nei tre mesi precedenti, fumo, pressione arteriosa sistolica, diabete mellito ed eventi CV precedenti», prosegue Torchio.
Questi i risultati. «I livelli di cortisolo nei capelli erano nella maggior parte dei partecipanti inferiori al limite di misurazione (< 2.5 pg/mg). Tra gli individui con livelli dosabili (n = 693, 10.9%), è emersa un'associazione positiva con il BMI (r = 0.099, ß = 1.872, P = 0.0097) e la WC (r = 0.109, ß = 5.92, P = 0.004), noti parametri correlati alla sindrome metabolica, ma non con lo sviluppo di eventi CV durante il follow-up,» riferisce l’esperta. «I livelli di cortisone nei capelli in 171 partecipanti presentavano livelli inferiori al limite di misurazione. Tra i restanti 6170 (97.3% della coorte), è stata osservata un’associazione significativa con il BMI (r = 0.075, ß = 1.51, P < 0.00001) e la WC (r = 0.137, ß = 7.67, P < 0.00001), ma anche con lo sviluppo di eventi CV durante il follow-up (OR = 3.08, P < 0.001). Questo effetto era più marcato nei soggetti < 60 anni, per i quali l'OR era pari a 4.21 (P < 0.001)», prosegue Torchio. Passando ai parametri immunitari, «tutti i sottotipi di leucociti, eccetto gli eosinofili, sono risultati associati al livello di cortisone misurato nei capelli (P < 0.05), ma solo i monociti sono risultati un fattore di rischio indipendente per gli eventi CV,» continua la specialista.
«Questo ampio studio di coorte prospettico evidenzia come l'esposizione prolungata a livelli maggiori di cortisone, misurato nei capelli, possa rappresentare un predittore significativo di eventi cardiovascolari (CV)», commenta Torchio. «In particolare, la relazione tra livelli di glucocorticoidi (GC) endogeni rilevati nel capello ed eventi CV è risultata più forte nei pazienti relativamente più giovani: questi individui, a causa di un'infiammazione cronica più elevata, potrebbero essere "biologicamente più anziani" rispetto ai coetanei con livelli minori di GC endogeni, ed essere esposti quindi a un rischio CV maggiore», osserva la specialista. «Questa ipotesi trova supporto dal legame tra l'attivazione dell'asse ipotalamo-ipofisi-surrene e la risposta immunitaria: tutti i sottotipi di leucociti sono risultati correlati ai livelli di HairGC, anche se solo i monociti sono risultati un fattore di rischio indipendente per gli eventi CV. I monociti svolgono un ruolo chiave nell’infiammazione e possono contribuire alla formazione della placca aterosclerotica, aumentando così il rischio di eventi CV», prosegue Torchio.
«Devono essere considerate alcune limitazioni dello studio», aggiunge. «L'incidenza degli eventi CV è stata valutata tramite un questionario auto-somministrato, metodo che potrebbe influenzare la precisione dei dati raccolti. Il livello del cortisolo è risultato inferiore al limite di rilevazione in un numero elevato di soggetti, limitando le valutazioni a una minoranza di partecipanti (11%). Nonostante l'ampiezza della coorte, non erano disponibili dati di follow-up né informazioni sui farmaci utilizzati nel 33% dei partecipanti, fattori che potrebbero influenzare l'interpretazione dei risultati. Infine, nonostante le forti associazioni osservate, non sono ancora disponibili prove definitive che confermino una relazione causale tra l'esposizione cronica a livelli elevati di GC endogeni e l'aumento del rischio CV», continua l’esperta.
«I risultati dello studio suggeriscono che la misurazione dei GC nei capelli potrebbe identificare gli individui a maggior rischio di malattie CV, in cui richiedere eventuali ulteriori accertamenti diagnostici e valutare eventuali trattamenti mirati di prevenzione. In questo modo si offrirebbe un nuovo strumento per la valutazione del rischio e la gestione preventiva delle malattie CV. Sono comunque necessari ulteriori studi longitudinali per confermare questi risultati e isolare l'effetto specifico dei GC endogeni, separandolo da quello di altri fattori di rischio», conclude Torchio.
J Clin Endocrinol Metab 2024, 109: 2520-9. doi: 10.1210/clinem/dgae081.
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/38500477/