I disturbi del comportamento alimentare (Dca) sono in forte aumento e colpiscono sempre più bambini e adolescenti. Dai primi anni 2000 a oggi il numero di persone con disturbi alimentari in Italia è passato da 300 mila a oltre 3 milioni, e potrebbe essere persino sottostimato.
Familiarità, esperienze stressanti e l’influenza dei social media possono aumentare il rischio. Una revisione di 657 studi recenti condotta dalla SIP evidenzia come 3 su 10 casi riguardano bambini sotto i 14 anni, con diagnosi già tra gli 8 e i 10 anni e mostra i campanelli d’allarme da non sottovalutare. In particolare, i segnali più importanti da riconoscere sono i cambiamenti nelle abitudini alimentari, iperattivismo, ossessione per il peso, sintomi fisici (freddo persistente, vertigini, affaticamento). Un altro segnale da non sottovalutare è l’eccessiva attività fisica, soprattutto negli adolescenti maschi. “Non si tratta solo di un aumento dell’esercizio sportivo, ma di una costante necessità di movimento, come salire e scendere le scale ripetutamente, camminare sul posto o rimanere in piedi il più possibile, anche quando si avverte una forte stanchezza”, prosegue Bozzola. I ragazzi possono apparire attivi ed energici anche se sono sottopeso. Secondo una ricerca, il 90% dei pazienti con anoressia nervosa continua a praticare attività fisica nonostante la stanchezza e l’affaticamento dovuti alla perdita di peso.
La ricerca scientifica negli anni ha dimostrato che esiste una predisposizione genetica a sviluppare disturbi del comportamento alimentare. Anche l’ambiente familiare influisce: i figli di persone con Dca hanno un rischio da 3 a 5 volte maggiore di sviluppare problemi simili. Esperienze stressanti come bullismo, conflitti familiari o lutti possono contribuire all’insorgenza del disturbo. Anche il mondo digitale è un fattore di rischio: i social media e i siti pro-ana possono influenzare negativamente l’immagine corporea degli adolescenti.
“Preoccupa in particolare l’abbassamento dell’età di esordio: il 30% delle persone colpite ha meno di 14 anni, con casi diagnosticati già tra gli 8 e i 10 anni. Un esordio precoce aumenta il rischio di conseguenze gravi, talvolta irreversibili. La diagnosi precoce è fondamentale perché permette di intervenire prima che il disturbo diventi più grave e difficile da trattare”, afferma il Presidente della Società Italiana di Pediatria Rino Agostiniani.
In occasione della Giornata del Fiocchetto Lilla, la Sip invita i genitori a prestare attenzione ai segnali e a non sottovalutare eventuali cambiamenti nel comportamento alimentare dei propri figli. Uno screening tempestivo e un’attenzione a questi segnali possono fare la differenza. È fondamentale quindi il riconoscimento precoce rivolgendosi al pediatra ai primi dubbi. Un intervento tempestivo può fare la differenza nel garantire ai ragazzi un percorso di cura più efficace e una migliore qualità della vita.
“Spesso chi soffre di questi disturbi cambia atteggiamento nei confronti del cibo, mostrando comportamenti insoliti come mangiare in modo estremamente lento, ridurre drasticamente le porzioni o eliminare intere categorie di alimenti dalla propria dieta. Alcuni bambini e ragazzi iniziano a sviluppare rituali particolari, come tagliare il cibo in pezzi minuscoli, evitare i pasti in compagnia o creare scarti alimentari esagerati”, afferma Elena Bozzola, Consigliere del Gruppo di Studio Adolescenza Sip.