Clinica
Psichiatria
03/02/2025

Depressione, svelati possibili meccanismo epigenetici alla base del fenomeno

Nei soggetti con depressione è stata rilevata una riduzione anomala della metilazione, il processo che regola “accensione” o “spegnimento” dei geni

DNA

Un recente studio, pubblicato sulla rivista Biomedicines, ha svelato un possibile legame tra il Disturbo Depressivo Maggiore e alterazioni epigenetiche, rilevando un’anomalia nel processo di metilazione, un meccanismo che regola l’espressione genica.
La ricerca ha inoltre permesso di individuare rare epivarianti, alterazioni che modulano l'attività dei geni senza cambiare la sequenza del DNA, associate a questa patologia.

Da dati del sistema di sorveglianza PASSI, risulta che in Italia circa il 6% degli adulti riferisca sintomi depressivi e percepisca compromesso il proprio benessere psicologico, ma solo il 65% delle persone con sintomi depressivi ricorre all’aiuto di qualcuno, rivolgendosi soprattutto a medici e operatori sanitari.

Lo studio è frutto del lavoro dei ricercatori del laboratorio di Genetica Medica del CDI Centro Diagnostico Italiano, del Department of Brain and behavioral Sciences dell’Università degli Studi di Pavia e dell’Unità di Bioinformatica e Genomica statistica di Auxologico IRCCS.

Lo studio

Il team di ricercatori ha analizzato sei database pubblici della Gene Expression Omnibus, esaminando campioni di sangue e di tessuto cerebrale di soggetti affetti e sani, per un totale di oltre 1700 persone, per esplorare i meccanismi epigenetici legati alla depressione. Particolare attenzione è stata posta sulla metilazione del DNA, una modificazione biochimica chiave che regola l’espressione dei geni.

In particolare, è stata osservata nei soggetti affetti dalla depressione, una consistente ipometilazione, cioè una riduzione di questo meccanismo vicino al gene SHF, particolarmente interessante nella depressione, poiché le sue implicazioni neurobiologiche sono già state studiate nella malattia di Alzheimer. La proteina SHF, codificata dal gene, è infatti espressa nel cervello, ed è coinvolta nella formazione, tra gli altri, di ippocampo, amigdala, midollo spinale e cervelletto, per lo più legati alla regolazione emotiva e ai processi neurobiologici. Questo potrebbe indicare un'alterata espressione del gene SHF negli individui con depressione, con un possibile impatto sui percorsi neurologici coinvolti nella regolazione delle emozioni.

Oltre a ciò, lo studio ha identificato nei soggetti affetti 52 epivarianti rare, di cui 51 nel sangue e una nel tessuto cerebrale.

L’importanza dello studio

Queste epivarianti offrono nuovi spunti di riflessione sui cambiamenti molecolari che potrebbero essere implicati nella depressione, suggerendo che le modificazioni epigenetiche non siano solo una conseguenza del disturbo, ma possano avere un ruolo attivo nella sua patogenesi, qualificandosi quindi come possibili biomarcatori e bersagli terapeutici.

La dottoressa Lucy Costantino, responsabile del Laboratorio di Genetica medica presso il CDI ha sottolineato: “Un numero crescente di studi evidenzia una correlazione tra ipometilazione e depressione. È importante approfondire ulteriormente questa relazione attraverso studi mirati. Questo è un passo fondamentale per sviluppare terapie sempre più personalizzate, adattate alle esigenze dei pazienti”.

Il professor Davide Gentilini, direttore dell’Unità di bioinformatica e statistica genetica presso l’Istituto Auxologico Italiano e responsabile dell’Unità di statistica medica presso il Dipartimento di scienze del sistema nervoso e del comportamento dell’Università di Pavia ha dichiarato: “Questo studio approfondisce come l’epigenetica costituisca un ponte tra genetica e ambiente, una prospettiva che ci permette di esplorare territori ancora in gran parte inesplorati. […] Siamo riusciti a comprendere più approfonditamente i meccanismi biologici alla base della depressione ma anche applicare metodologie avanzate che garantiscono una maggiore affidabilità e generalizzabilità dei risultati ottenuti”.

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