Un recente studio, pubblicato su Nutrients, ha scoperto che i livelli di vitamina D delle madri durante la gravidanza potrebbero influenzare lo sviluppo del bambino influenzando l’accelerazione epigenetica dell’età gestazionale nei neonati.
In particolare, i ricercatori hanno scoperto che bassi livelli di vitamina D materna sono associati a un’accelerazione dello sviluppo epigenetico fetale e a una riduzione dell’altezza alla nascita.
La metilazione del DNA, un processo epigenetico che riflette i processi di sviluppo e predice l’età biologica, sembra essere un possibile biomarcatore di tali cambiamenti. Un’accelerazione epigenetica dell’età gestazionale è stata infatti associata a esiti avversi sia nel breve che nel lungo termine per la salute del bambino.
Tra le partecipanti, il livello medio di vitamina D materna era di 20,5 ng/mL, con quasi la metà delle donne (48%) al di sotto della soglia considerata adeguata.
L’analisi ha mostrato che livelli più bassi di vitamina D materna erano associati a un’accelerazione epigenetica dell’età gestazionale (misurata tramite il metodo di Bohlin) e una diminuzione dell’altezza alla nascita, mentre non vi era alcuna correlazione con il peso alla nascita. Infine, lo studio ha evidenziato differenze di genere: nei neonati maschi, l’associazione tra bassi livelli di vitamina D e accelerazione epigenetica è risultata più marcata rispetto alle femmine.
Nonostante questi risultati siano promettenti, gli stessi autori sottolineano la necessità di ulteriori ricerche per comprendere meglio i meccanismi che legano la carenza di vitamina D ai processi epigenetici e agli effetti a lungo termine sulla salute. Nel frattempo, è fondamentale che i professionisti sanitari prestino attenzione ai livelli di vitamina D delle donne in gravidanza, incoraggiando esami specifici e, se necessario, integratori mirati.