Un recente studio, presentato all'American Heart Association's Scientific Sessions 2024, ha evidenziato un preoccupante trend nella sopravvivenza dopo un arresto cardiaco extra-ospedaliero. I dati analizzati, relativi a oltre mezzo milione di adulti negli Stati Uniti tra il 2015 e il 2022, mostrano un significativo calo nella sopravvivenza a partire dall'inizio della pandemia di COVID-19 nel 2020 rimanendo inferiori rispetto al periodo pre-pandemico.
I dati dello studio derivano dal registro CARES, che copre circa la metà della popolazione statunitense; coinvolgendo oltre 506.000 adulti che hanno subito un arresto cardiaco extraospedaliero dal 2015 al 2022. Il confronto dei tassi di sopravvivenza è stato effettuato tra il periodo pre-pandemia (2015-2019) e ciascuno degli anni dal 2020 al 2022. Lo studio ha analizzato anche le differenze nei tassi di sopravvivenza in base alla composizione etnica, considerando comunità prevalentemente bianche, nere o ispaniche, e integrate.
Lo studio, osservazionale, tuttavia, non è in grado di identificare con precisione le cause dei risultati osservati e si è concluso nel 2022, mentre lo stato di emergenza sanitaria è terminata solo a maggio 2023.
L’arresto cardiaco avviene quando il cuore smette improvvisamente di battere, e se non viene trattato tempestivamente, le conseguenze possono essere fatali. La maggior parte degli arresti cardiaci si verifica in casa, nei luoghi pubblici o nelle case di cura, dove l’accesso immediato alle cure mediche è limitato, riducendo così le possibilità di sopravvivenza per i pazienti.
L’analisi ha mostrato che, prima della pandemia, il tasso complessivo di sopravvivenza degli arresti cardiaci extraospedalieri fino alla dimissione ospedaliera era vicino al 10%.
Nel 2020, questi valori sono scesi al 9% per la popolazione generale e al 6,6% per le comunità di colore e ispaniche. Anche se nel 2022 si è osservato un lieve miglioramento, con tassi di sopravvivenza che hanno raggiunto il 9,1% nella popolazione generale, con una riduzione della disparità etnica, scesa al 2,6% rispetto al 3% riscontrato tra il 2015 e il 2019, questi sono rimasti inferiori rispetto ai livelli pre-pandemia.
Secondo gli esperti, diversi fattori potrebbero aver contribuito a questo calo. Tra questi, i ritardi nell'accesso alle cure mediche durante la pandemia, l'aumento dell'uso di fentanyl, che può causare overdose e arresto cardiaco, e la minore diffusione di iniziative di sensibilizzazione e formazione sulla rianimazione cardiopolmonare (CPR).
I risultati hanno sorpreso il team di ricerca. " Ci aspettavamo che la sopravvivenza dopo un arresto cardiaco extraospedaliero sarebbe tornata ai livelli precedenti alla pandemia, ma anche nel 2022 questo non è successo” ha affermato Saket Girotra, cardiologo presso il UT Southwestern Medical Center. “Stiamo ora conducendo approfondimenti per identificare le pratiche più efficaci per il trattamento dei pazienti.”
Girotra ha spiegato che sono in corso ulteriori ricerche per analizzare il ruolo dei servizi di emergenza e identificare le migliori pratiche per la cura degli arresti cardiaci extraospedalieri.
“I nostri risultati – afferma Hall – indicano che l’insorgenza della pandemia ha invertito i progressi ottenuti negli anni precedenti, esacerbando tra l’altro le disparità tra le comunità di colore e ispaniche. È necessario compiere uno sforzo combinato per migliorare i tassi di sopravvivenza in generale, lavorando per ridurre le discrepanze etniche”.
Infine, Sarah Perman, docente presso la Yale School of Medicine, conclude: “Ipotizziamo che il ritardo nell’accesso alle cure ospedaliere giochi ancora un ruolo in queste dinamiche. Allo stesso tempo, nel 2019 non è stato più possibile somministrare il fentanil in caso di arresto cardiaco, il che potrebbe aver contribuito alla diminuzione delle possibilità di sopravvivenza”.