A pochi giorni dall'approvazione della legge che in Italia rende la Gestazione per altri (Gpa), nota come maternità surrogata, un reato universale, scoppia la polemica tra la ministra delle Pari opportunità e della famiglia, Eugenia Roccella e il presidente della Federazione degli ordini dei medici (Fnomceo) Filippo Anelli. Mentre la Ministra invoca il dovere del medico a presentare denuncia in Procura, Anelli ribatte: "Il nostro dovere è curare e siamo esentati dal denunciare la persona assistita". In Italia la Gpa è già un reato da venti anni, ma la nuova legge estende ora la punibilità anche per chi l'ha praticata all'estero: si rischiano pene fino a due anni di reclusione e multe fino a un milione di euro.
Netta la posizione di Roccella, secondo cui "un pubblico ufficiale, e anche il medico - ha detto nei giorni scorsi intervenendo alla trasmissione Tagadà su La7 - è tenuto a segnalare i casi di sospetta violazione della legge sulla maternità surrogata alla Procura. E poi si vedrà". "Spero - ha aggiunto la ministra - che l'applicazione della legge abbia un effetto fortemente dissuasivo", ricordando che "in Italia c'è una procedura che protegge i minori e assicura la possibilità al compagno del genitore biologico di essere riconosciuto come genitore". Tra la Gpa e la compravendita di un bambino, che è reato in tutto il mondo, "non c'è differenza", ha osservato Roccella all'indomani del via libera alla legge. Ma i medici non ci stanno, facendo presente che l'atto della denuncia esula dai loro compiti, anche a livello deontologico. Il medico, afferma Anelli, "ha il dovere di curare. Che il medico sia esonerato dall'obbligo di denuncia nei confronti del proprio paziente lo si desume anche dal capoverso dell'articolo 365 del Codice penale che esime il medico da tale obbligo quando il referto esporrebbe la persona assistita a procedimento penale. Quindi il medico non deve, è vero, ostacolare la giustizia - precisa - ma non deve, soprattutto, porre in essere atti che mettano a rischio la relazione di cura, limitando la tutela della salute dei cittadini". Ed ancora: "Il dovere di curare deriva al medico dalla Legge, in primis la Costituzione, e dal Codice deontologico; è confermato dalla Giurisprudenza e prevale su ogni altro obbligo, facoltà o diritto". Un parere, quello espresso dal presidente Fnomceo in relazione alla normativa italiana, che verrà anche pubblicato sulla rivista scientifica British Medical Journal.
"Mi pare che il presidente Anelli, nel commentare le mie considerazioni sul necessario rispetto della legge, confonda i piani. È evidente che la cura ha sempre la priorità e che non è in discussione il rapporto fiduciario tra medico e paziente. Ma in questo caso chi ha commissionato, violando la legge, la maternità surrogata, non ha un problema di salute, visto che chi ha partorito e ha bisogno di cura è casomai la madre surrogata", ha replicato Roccella. "Ricordo anche al presidente Anelli che - aggiunge Roccella - una legge in vigore da vent'anni punisce penalmente in Italia non solo chi pratica l'utero in affitto, ma anche chi lo 'organizza e pubblicizza'. Si tratta di organizzazioni commerciali complesse che chiamano in causa diverse professionalità, incluse quelle mediche. Ma anche in altri casi, nei quali l'esigenza di assistenza sanitaria è effettiva, il tema della denuncia, per esempio di fronte all'evidenza di vittime di violenza, come nel caso di violenza sessuale o di traffico degli organi, non può essere banalizzato e - conclude - va trattato con il giusto senso di responsabilità".