Il 21 settembre si è celebrata la XXXII Giornata Mondiale dell’Alzheimer, occasione per richiamare l’attenzione su una patologia che rappresenta una delle principali cause di disabilità. In Italia si stimano 1,2 milioni di persone con demenza sopra i 65 anni, a cui si aggiungono circa 24mila casi giovanili e 950mila persone con Mild Cognitive Impairment. Considerando anche i caregiver, il problema coinvolge circa il 10% della popolazione italiana (dati Iss, Rapporto Fondo Alzheimer e demenze 2021-23). Il costo complessivo è pari a 23 miliardi di euro l’anno, il 63% a carico delle famiglie.
Il principale fattore di rischio non modificabile è l’età, ma la Lancet Commission 2024 indica 14 fattori modificabili (ipertensione, ipoacusia, obesità, fumo, diabete, depressione, scarso livello di istruzione, isolamento sociale, abuso di alcol, deficit visivo non trattato, alti livelli di colesterolo Ldl, inattività fisica, esposizione all’inquinamento atmosferico e traumi cranici), su cui intervenire potrebbe ridurre fino al 45% i casi.
L’Osservatorio Demenze dell’Iss è attivo su più fronti: implementazione del Piano nazionale demenze, mappatura dei servizi dedicati (511 Centri per i disturbi cognitivi, 1671 Rsa e 443 centri diurni), survey sui nodi assistenziali e analisi delle condizioni socioeconomiche di oltre 2.300 caregiver. È stata inoltre pubblicata la prima Linea guida nazionale su diagnosi e trattamento di demenza e Mild Cognitive Impairment.
Sul versante della ricerca, il dipartimento di Neuroscienze Iss studia i meccanismi della memoria. Recenti lavori hanno mostrato che l’accumulo di beta-amiloide può ridurre l’attività dell’enzima DNA-PKcs, con effetti negativi sulla proteina sinaptica PSD-95 e sul mantenimento delle connessioni neuronali. Parallelamente, la comunità scientifica guarda alle nuove terapie anti-amiloide (lecanemab, donanemab) e a strategie innovative, come quelle mirate alla proteina Tau o lo studio del ruolo protettivo del litio.
Accanto alla ricerca, la Federazione Alzheimer Italia ha diffuso un Decalogo per la prevenzione della demenza, firmato da Simone Salemme (neurologo, Iss) e Davide Mangani (ricercatore, Irb Bellinzona), che raccoglie le più recenti evidenze scientifiche:
1. Controllare la pressione arteriosa
2. Tenere sotto controllo il colesterolo Ldl
3. Proteggere l’udito
4. Proteggere la vista
5. Fare attività fisica regolare
6. Seguire una dieta mediterranea
7. Evitare fumo ed eccessi alcolici
8. Prevenire e trattare diabete e obesità
9. Mantenere la mente attiva e coltivare relazioni sociali
10. Ridurre rischi ambientali e traumi
“Fino al 40% dei casi di demenza potrebbe essere evitato o ritardato intervenendo sui fattori di rischio modificabili”, ricordano gli autori. Il decalogo sottolinea la doppia responsabilità: quella del singolo, con stili di vita protettivi, e quella della società, con politiche pubbliche eque e inclusive.