Allattare dopo un tumore al seno è possibile e sicuro. Lo dimostrano due studi pubblicati sul Journal of Clinical Oncology (JCO) e sul Journal of the National Cancer Institute (JNCI), che hanno coinvolto ricercatori dell’Istituto Europeo di Oncologia (IEO).
Lo studio pubblicato su JNCI ha analizzato in modo retrospettivo i dati di 4.372 pazienti con mutazione BRCA1 o BRCA2, operate di tumore al seno in 78 centri internazionali. I risultati hanno mostrato che l’allattamento non aumenta il rischio di recidiva locale o controlaterale, aprendo così la possibilità di conciliare i bisogni della madre e quelli del neonato senza compromettere la sicurezza oncologica.
Il lavoro su JCO, inserito nell’ambito dello studio Positive dedicato alla maternità dopo carcinoma mammario ormono-responsivo, ha invece valutato oltre 300 partecipanti, più del 60% ha allattato al seno e, in oltre la metà dei casi, per più di quattro mesi. L’incidenza di eventi oncologici a due anni è risultata analoga tra chi aveva allattato e chi no (poco più del 3%).
Secondo i ricercatori, l’allattamento dopo tumore non compromette la sicurezza oncologica, neppure quando avviene da una sola mammella. «Il nostro studio lancia alle donne un messaggio chiaro: chi lo desidera, può allattare al seno senza paura di compromettere in qualche modo gli esiti della terapia oncologica o di aumentare le probabilità che la malattia si ripresenti» spiega Fedro Peccatori, direttore dell’Unità Fertilità e Procreazione, autore in entrambi gli studi. «Possiamo inoltre affermare, sulla base dei dati, che l’allattamento dalla sola mammella che non ha subìto l’intervento non solo è possibile, ma è del tutto equivalente a quello bilaterale».
L’oncologo sottolinea anche l’importanza psicologica e relazionale dell’allattamento: «Per molte pazienti rappresenta un valore aggiunto, perché riafferma il legame esclusivo con il bambino dopo i mesi della gravidanza. Naturalmente alcune donne non sentono il desiderio o non si sentono pronte ad allattare, ed è normale. Ma poter offrire questa possibilità, in sicurezza, significa completare un percorso di maternità che fino a pochi anni fa era un tabù in oncologia».
I dati raccolti evidenziano inoltre che l’allattamento è più frequente tra le donne sottoposte a chirurgia conservativa (quadrantectomia) rispetto a chi ha avuto una mastectomia, sottolineando l’impatto psicologico di quest’ultima sull’immagine corporea. «È segno – conclude Peccatori – che l’intervento di mastectomia incide maggiormente sull’immagine corporea femminile. In futuro dobbiamo concentrarci per aiutare le donne a superare il trauma e la percezione di “mammella estranea”».