Clinica
Neurologia
17/06/2025

Neurodegenerazione, uno studio evidenzia legami con la vita sedentaria

La ricerca ha mostrato che un’elevata sedentarietà è correlata a una riduzione del volume ippocampale, un indicatore tipico della progressione del morbo

neuroni sinapsi

Un recente studio pubblicato su “Alzheimer’s & Dementia” ha evidenziato come un tempo prolungato trascorso in posizione sedentaria sia associato a neurodegenerazione e a un peggioramento delle capacità cognitive negli adulti anziani, anche in coloro che mantengono livelli di attività fisica adeguati. La ricerca, condotta nell’arco di sette anni da Angela Jefferson e colleghi del Vanderbilt University Medical Center, ha mostrato che un’elevata sedentarietà è correlata a una riduzione del volume ippocampale, un indicatore tipico della progressione del morbo di Alzheimer, e a un peggioramento della memoria episodica.

I ricercatori hanno analizzato 404 partecipanti del Vanderbilt Memory and Aging Project, un ampio studio longitudinale su adulti anziani privi di demenza al momento dell’arruolamento. L’età media dei partecipanti era di 71 anni, con una predominanza di uomini (54%) e individui di etnia caucasica (85%). Un terzo del campione era portatore dell’allele APOE4, noto fattore di rischio genetico per l’Alzheimer. Attraverso misurazioni effettuate con accelerometri indossati per dieci giorni consecutivi, è stato calcolato il tempo medio trascorso in comportamento sedentario e in attività fisica di diversa intensità.

I risultati hanno evidenziato che un maggiore tempo trascorso seduti o sdraiati era significativamente correlato a un’accelerata riduzione del volume ippocampale e a un declino nelle capacità cognitive, inclusa la velocità di elaborazione delle informazioni e le capacità linguistiche. In particolare, gli effetti negativi della sedentarietà risultavano più marcati nei portatori di APOE4. Anche dopo aver considerato il livello di attività fisica moderata o vigorosa, la correlazione tra sedentarietà e neurodegenerazione permaneva, suggerendo che il tempo passato inattivi rappresenti un fattore di rischio indipendente per il deterioramento cognitivo.

I dati emersi si aggiungono alle evidenze precedenti, come quelle del UK Biobank, che già avevano dimostrato un aumento del rischio di demenza tra gli adulti over 60 con elevata sedentarietà. Attualmente, il trial U.S. POINTER sta indagando se una combinazione di modifiche dello stile di vita possa contrastare il declino cognitivo nelle persone sedentarie. Gli autori dello studio sottolineano che, sebbene la loro coorte fosse caratterizzata da un alto livello di attività fisica, tale condizione non era sufficiente a proteggere il cervello dagli effetti dannosi della sedentarietà. Questo suggerisce la necessità di strategie preventive che non si limitino alla promozione dell’attività fisica, ma che includano anche una riduzione attiva del tempo trascorso inattivi.

Alzheimers Dement. 2025;21:e70157. doi: 10.1002/alz.70157.

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/40357887/

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