Di recente è stato pubblicato uno studio retrospettivo (Su X, et al. Front Endocrinol 2024) con l’obiettivo di condurre un'analisi comparativa tra core needle biopsy (CNB) e ripetizione di ago-aspirato (rFNA) nella diagnosi di noduli tiroidei con citologia iniziale inconcludente.
«La casistica era composta da 471 pazienti (44 17 anni, 384 donne) sottoposti a rFNA (n = 242) o CNB (n = 229) a seguito di un primo risultato non conclusivo dell’FNA sul nodulo (< 10 mm in 290 casi)», riporta Andrea Frasoldati, SC Endocrinologia, Arcispedale S. Maria Nuova IRCCS- ASL Reggio Emilia. «La casistica presa in esame non includeva solo pazienti con esito citologico non diagnostico (n = 202), il cosiddetto TIR1 SIAPEC o classe I Bethesda, ma anche pazienti con esito indeterminato, classificato cioè come TIR3 o Bethesda III-IV (n = 252), e un piccolo gruppo di pazienti con esito citologico di benignità (TIR2 o Bethesda II) ma quadro ecografico "sospetto" (n = 17)», riferisce lo specialista. Questi gli end-point primari: valutare l'efficacia diagnostica e le complicanze associate a CNB e rFNA. In riferimento ai risultati con CNB vs rFNA, «il nuovo esame è risultato: 1) diagnostico: 70.7% vs 35.8%; 2) inconclusivo: 29.3% vs 64.2%», riporta Frasoldati.
«Lo studio evidenzia che in questo sotto-gruppo di pazienti la CNB offre una performance superiore a rFNA», riferisce l’esperto. «Se si analizzano separatamente i risultati ottenuti nelle diverse categorie diagnostiche, la superiorità diagnostica della CNB appare particolarmente netta nel caso di noduli con primo FNA non diagnostico (62.2% vs 26.9%) e nei noduli con primo FNA indeterminato (III, 78.8% vs 47.1%)», prosegue Frasoldati. «Sulla base di tali evidenze, gli autori dello studio concludono che la CNB è superiore a rFNA nei noduli con un primo FNA caratterizzato da esito citologico non conclusivo».
«Il tema del possibile ruolo diagnostico della CNB nei noduli tiroidei non costituisce un elemento di novità; è infatti disponibile un’ampia letteratura sull’argomento, sia per quanto riguarda l’impiego di tale metodica nei noduli con esito non diagnostico sia nei noduli indeterminati», continua l’esperto. «Nei noduli di classe I Bethesda, alcuni studi riportano un’accuratezza diagnostica della CNB non inferiore al 90-95% (Jung SM, et al. Eur Arch Otorhinolaryngol 2021)», commenta Frasoldati. «Più controverso il valore diagnostico della CNB nei noduli indeterminati, anche se in questo tipo di lesioni occorre considerare le potenzialità diagnostiche aggiuntive legate al potenziale impiego sui preparati micro-istologici di un pannello di marcatori immuno-istochimici».
«Gli autori riconoscono che la CNB, che utilizza aghi di calibro pari a 18 G, si associa a un numero significativamente più elevato (n = 68) di complicanze emorragiche rispetto a quanto osservato nei pazienti sottoposti a rFNA (n = 7)», riferisce lo specialista. «Tuttavia, tale problema viene ritenuto di trascurabile importanza clinica, in quanto il sanguinamento avrebbe sempre un decorso auto-limitante, risolto dalla semplice compressione», prosegue Frasoldati. «Inoltre, in questo studio, la procedura di CNB richiedeva l’impiego costante dell’anestesia loco-regionale, nonché il ricorso altrettanto sistematico all’iniezione di soluzione fisiologica nel sito di introduzione dell’ago, al fine di realizzare una sorta di zona cuscinetto tra il nodulo bersaglio e i tessuti extra-tiroidei circostanti», osserva l’esperto. «Forse proprio in virtù di questo accorgimento non vengono in questo studio riportate complicanze più gravi, come la lacerazione della parete carotidea e la formazione di pseudo-aneurismi, elencati tra i possibili eventi avversi dopo CNB, anche se molto rari».
«Un dato che suscita ulteriori perplessità è che ben 290/471 noduli inclusi nello studio (61.5%) corrispondesse a lesioni di diametro < 10 mm, nei quali potrebbe essere oggetto di discussione l’indicazione a FNA e ancor più il ricorso a una tecnica diagnostica più invasiva», aggiunge lo specialista.
«In conclusione, sebbene i risultati di questo studio indichino una superiore accuratezza diagnostica della CNB rispetto alla rFNA in noduli con un primo esito citologico non conclusivo, tali evidenze sono da ritenere difficilmente trasferibili nella nostra pratica clinica», afferma l’esperto. «L’impiego della CNB continua ad apparire giustificato solo in casi selezionati, nei quali a giudizio dei colleghi patologi la disponibilità di un campione istologico offra concrete possibilità di una migliore definizione diagnostica: lesioni sospette per carcinoma anaplastico o per linfoma, o sostituzione del tessuto tiroideo da parte di secondarismi», osserva Frasoldati. «Nel caso di noduli di piccole dimensioni (< 10 mm) con citologia ripetutamente non diagnostica, la semplice sorveglianza ecografica costituisce ad oggi l’opzione di regola preferibile», commenta lo specialista.
Front Endocrinol 2024, 15: 1309005. doi: 10.3389/fendo.2024.1309005.
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/38356956/