Clinica
Neurologia
05/05/2025

Un uso regolare delle tecnologie digitali è associato a un minor declino cognitivo

Le persone che negli ultimi vent’anni hanno fatto uso abituale di tecnologie digitali mostrano un rischio ridotto del 58% di sviluppare declino cognitivo o demenza

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L’impiego costante di Internet, e-mail, smartphone e altri strumenti digitali potrebbe avere avuto un impatto protettivo sul cervello. È quanto emerge da una meta-analisi pubblicata sulla rivista Nature Human Behavior, condotta da un team di ricercatori della Baylor University e dell’Università del Texas, secondo cui le persone che negli ultimi vent’anni hanno fatto uso abituale di tecnologie digitali mostrano un rischio ridotto del 58% di sviluppare declino cognitivo o demenza, rispetto alla popolazione generale.

Lo studio, una revisione sistematica che ha preso in esame 136 ricerche per un totale di 411.430 partecipanti, aveva l’obiettivo di valutare gli effetti a lungo termine dell’esposizione quotidiana a strumenti digitali sull’invecchiamento cerebrale. L’analisi ha tenuto conto di numerosi fattori potenzialmente confondenti, tra cui il livello di istruzione, le condizioni socioeconomiche e lo stato di salute generale dei soggetti coinvolti.

Secondo gli autori, l’interazione quotidiana con strumenti digitali avrebbe contribuito a mantenere attivi circuiti cognitivi legati alla risoluzione dei problemi, alla memoria di lavoro, alla pianificazione e alla comprensione di linguaggi complessi. In pratica, l’uso prolungato e frequente di dispositivi tecnologici avrebbe agito da forma di stimolazione cognitiva regolare, aiutando a rinforzare o preservare alcune funzioni cerebrali nel tempo.

Un dato rilevante emerso dalla ricerca è che nessuno degli studi inclusi ha evidenziato un'associazione inversa, ovvero un legame tra l’uso delle tecnologie digitali e un peggioramento delle capacità cognitive. “Una coerenza così marcata nei risultati è rara nella letteratura scientifica”, ha sottolineato Michael Scullin, professore di psicologia e neuroscienze alla Baylor University, tra gli autori dello studio. “Anche tenendo conto delle differenze individuali per livello di istruzione, condizione economica e stato di salute, i dati hanno mostrato in modo netto l'effetto protettivo dell'esposizione regolare alle tecnologie digitali”.

Questi risultati aprono nuove prospettive nella promozione dell’invecchiamento attivo, suggerendo l’utilità di incoraggiare un utilizzo consapevole e continuativo di strumenti digitali come possibile fattore protettivo, in particolare nei soggetti a rischio. Un ambito che meriterà ulteriori approfondimenti, soprattutto nell’ottica di integrare stimoli cognitivi tecnologici nei percorsi di prevenzione e riabilitazione neuropsicologica.


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