Un cuore artificiale avvolto dentro una membrana biologica, che ha totalmente sostituito quello 'originale' e sofferente del paziente. Talmente simile nel funzionamento da diventare in pratica come un cuore vero, pur essendo un 'ponte' verso il trapianto di un organo da donatore. L’intervento che meno di 25 persone nel mondo hanno sperimentato è stato effettuato all’ospedale Niguarda di Milano
"Dei sensori miniaturizzati fanno sì" che questo cuore meccanico sia "in grado di avvertire l'attività stessa del paziente. Proprio come un cuore normale si autoregola in base all'attività che il paziente fa: se sta fermo, l'attività cardiaca è più bassa e in presenza di uno sforzo fisico aumenta", spiega in una nota Claudio Russo, direttore Cardiochirurgia e Trapianto del cuore al Niguarda. Il cuore vero per questo paziente alla fine è arrivato, da un donatore a cuore fermo, e proprio a inizio settembre gli è stato impiantato.
Per non far soffrire l'organo donato, infatti, i medici hanno instaurato una circolazione extracorporea e poi lo hanno trasportato 'battente' in una sorta di 'trolley' hi-tech. La macchina, grande quanto un piccolo frigorifero, ha permesso all'organo di battere per altre 6 ore e mezza, tempo necessario per essere finalmente trapiantato. La storia è stata racocntata al Niguarda in occasione del NiguarDay, una giornata di spettacoli e concerti gratuiti voluta dall'ospedale per sensibilizzare sull'importanza della donazione di organi. Testimonial dell'evento Reginald e Maggie Green, genitori di Nicholas Green, ucciso a 7 anni da un proiettile vagante mentre viaggiava sull'autostrada Salerno-Reggio Calabria, durante una vacanza in Italia.
"Il nuovo sistema non si affianca al cuore nativo, ma lo sostituisce totalmente. Ha anche la forma che richiama un po' il cuore nativo, e viene impiantato all'interno del torace diventando in grado di svolgere totalmente le funzioni del cuore - spiega Russo - così come un cuore presenta quattro valvole e quattro camere. E la cosa che lo contraddistingue è il fatto che sia totalmente rivestito di membrane biologiche, di pericardio bovino, quindi le possibili complicanze correlate alla scoagulazione sono notevolmente ridotte. L'obiettivo era portare questo paziente al trapianto di cuore nelle migliori condizioni. Lui aveva sviluppato un'insufficienza renale e la cosa che ci ha sorpresi è che in appena due giorni dopo l'impianto del cuore artificiale abbiamo assistito a una ripresa della funzione renale e anche l'attività di tutti gli altri organi è tornata normale".
L'intervento per il cuore meccanico è andato bene, "il paziente è andato a casa, essendo del Sud Italia aveva esigenza di viaggiare e ha potuto farlo, ha fatto una vita assolutamente normale nei 9 mesi di attesa di un cuore nuovo". Un intervento quindi simile a quello standard, "con l'unica differenza che questo paziente non doveva fare le biopsie e il controllo della terapia immunosopressiva", dice Russo. Quando il cuore nuovo si è reso disponibile, da donatore a cuore fermo (Dcd), "noi lo abbiamo 'riciclato', rigenerato. E lo abbiamo trasportato con un sistema di perfusione extracorporea mobile, che permette di far girare del sangue, per cui il cuore, durante il trasporto, batte e non soffre".