I tumori testicolari sono la forma più comune di cancro tra i maschi tra i 15 e i 40 anni, con incidenza in crescita nelle ultime due decadi. «I tumori a cellule germinali (GCT) rappresentano oltre il 98% dei tumori testicolari» «I GCT bilaterali (B-GCT) sono rari, con incidenza del 2-5%: si distinguono in sincroni (sB-GCT) o metacroni (mB-GCT) a seconda che lo sviluppo del secondo tumore sia entro o dopo tre mesi dal primo (de Zequi SC, et al. BJU Int 2012)», afferma Melissa Cutini insieme ai componenti della Commissione Andrologia AME (Associazione Medici Endocrinologi), coordinata da Agostino Specchio.
«Di recente è stato pubblicato uno studio retrospettivo caso-controllo monocentrico, condotto dalla Testis Unit del Policlinico Umberto I della Sapienza di Roma su dati di pazienti valutati dal 2005 al 2023», riportano Cutini e colleghi. «L’obiettivo era quello di analizzare i fattori di rischio clinici, biochimici e radiologici per lo sviluppo di mB-GCT. Il criterio di inclusione era costituito dalla diagnosi di GCT. I criteri di esclusione, invece, erano: pazienti monorchidi per ragioni non neoplastiche, burn-out tumors, pazienti persi al follow-up, dati incompleti», proseguono gli esperti. «Sono stati raccolti i dati relativi a storia clinica, caratteristiche ecografiche testicolari (i pazienti hanno eseguito ecografie semestrali per i primi 5 anni di follow-up e poi annuali), livelli ormonali, analisi del liquido seminale, dati istologici, stadiazione e trattamenti ricevuti», continuano. «Sono stati arruolati 319 pazienti, di età media pari a 32 anni (range 16-60), di cui 52 hanno sviluppato tumori bilaterali».
Questi i risultati nei 52 pazienti con B-GCT. «Le dimensioni del secondo tumore erano significativamente inferiori rispetto a quelle del primo tumore e solo il 20% era palpabile» «Il seminoma era la forma istologica predominante», riportano Cutini e colleghi. «L’istologia del primo e secondo tumore era discordante in circa un terzo dei casi, indipendentemente dalla sincronicità. Le caratteristiche istologiche del primo tumore o il suo trattamento non influenzavano l’insorgenza del secondo tumore. Riguardo al tempo di insorgenza, 12 tumori erano sincroni e 40 metacroni, insorti dopo una mediana di 62 mesi (nel 30% dei casi di mB-GCT dopo più di 10 anni dalla diagnosi iniziale)».
«Nei pazienti con tumore unilaterale», riferiscono Cutini e colleghi, «non si sono rilevate differenze significative di età, BMI, storia clinica, istologia, stadio e marcatori tumorali; i livelli di FSH e LH erano significativamente più alti; la concentrazione spermatica era più bassa e vi era una maggiore incidenza di azoospermia; ecograficamente, il volume testicolare residuo era ridotto, con ecostruttura più disomogenea e maggior presenza di micro-litiasi testicolare. L’analisi di Kaplan-Meier», aggiungono, «ha confermato che le caratteristiche ecografiche del testicolo residuo aumentavano significativamente il rischio di sviluppare un secondo tumore» proseguono gli specialisti. «In particolare, la micro-litiasi testicolare è risultata un predittore indipendente, conferendo un rischio di sviluppo di un secondo tumore (calcolato come OR) di 30.7 volte (IC 95% 3.4-281)».
«Lo studio evidenzia come le caratteristiche istologiche del primo tumore e i trattamenti ricevuti non influenzino l’insorgenza di un secondo tumore», commentano Cutini e colleghi.
«Tuttavia, alcuni fattori legati al testicolo residuo, come il basso volume, l’ecostruttura disomogenea e la presenza di micro-litiasi, aumentano notevolmente il rischio. L’incidenza di B-GCT nella coorte studiata (16.3%) è stata maggiore di quella riportata in letteratura; questo potrebbe essere influenzato dal fatto che la popolazione studiata effettuava regolarmente l’ecografia testicolare nel centro di riferimento terziario dove è stato condotto lo studio» «Per quanto ci siano evidenze in letteratura di aumentata incidenza negli anni recenti di GCT, incluse le forme bilaterali», proseguono Cutini e colleghi. «Questi risultati sottolineano l’importanza di una valutazione ecografica dettagliata del testicolo residuo fin dalla diagnosi iniziale», osservano gli specialisti. «Suggeriscono la necessità di prolungare la sorveglianza ecografica nel tempo, ben oltre il limite convenzionale di cinque anni, considerando che il 30% dei mB-GCT è insorto a oltre 10 anni dalla diagnosi iniziale, specialmente nei pazienti con caratteristiche ecografiche di rischio».
«Le attuali linee guida internazionali non includono l’ecografia testicolare nel follow-up del GCT (Patrikidou A, et al. Eur Urol 2023; Oldenburg J, et al. Ann Oncol 2022)», riportano gli esperti, «ma un programma di monitoraggio personalizzato, basato su queste osservazioni, e come già previsto da alcune linee guida nazionali europee (Kliesch S, et al. Urol Int 2021), potrebbe favorire una diagnosi precoce del secondo tumore, migliorando significativamente la prognosi e la qualità della vita dei pazienti sopravvissuti al GCT», affermano Cutini e colleghi.
«Lo studio» osservano gli esperti, «presenta alcune criticità: disegno retrospettivo; campione relativamente ristretto afferente a un centro di riferimento, che può aver contribuito al riscontro di tumori in stadi iniziali; alcune caratteristiche ecografiche, specie la disomogeneità, potrebbero non esser correttamente interpretate in centri con macchinari e personale meno specializzato in ecografia andrologica».
Andrology 2025, 13: 587-9. doi: 10.1111/andr.13704.
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/39078248/