Farmaci
Gravidanza
18/06/2025

Studio MAVIDOS: benefici della supplementazione di vitamina D sullo sviluppo scheletrico infantile

Numerose evidenze suggeriscono che i livelli di vitamina D nella donna durante la gravidanza correlino con la densità ossea e/o il contenuto minerale osseo dei bambini durante l’infanzia

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Numerose evidenze suggeriscono che i livelli di vitamina D nella donna durante la gravidanza correlino con la densità ossea (bone mineral density, BMD) e/o il contenuto minerale osseo (bone mineral content, BMC) dei bambini durante l’infanzia, a evidenziare un effetto benefico della supplementazione di vitamina D in gravidanza (Javaid MK, et al. Lancet 2006; Moon RJ, et al. Osteoporos Int 2015).

«LO STUDIO MAVIDOS (Maternal Vitamin D Osteoporosis Study) (Moon RJ, et al. Am J Clin Nutr 2024), condotto nell’ospedale universitario di Southampton, si è posto l’obiettivo di valutare gli effetti della supplementazione di vitamina D in gravidanza sulla BMD della prole» afferma Giacomo Accardo, insieme agli esperti della Commissione Farmaci AME (Associazione Medici Endocrinologi) coordinata da Vincenzo De Geronimo.

«Il disegno era costituito da un’estensione a 7 anni del follow-up di uno studio randomizzato controllato in doppio cieco (era stato già dimostrato un effetto positivo fino all’età di 4 anni) (Harvey NC, et al. Trials 2012)» riferiscono gli esperti. «Questi i criteri di inclusione: età > 18 anni, inizio della supplementazione entro la 17° settimana di gravidanza, vitamina D basale tra 25 e 100 nmol/L (10-40 ng/mL). Quelli di esclusione, invece, erano: malattie metaboliche dell’osso, iperparatiroidismo o ipercalciuria, calcolosi renale, anomalie fetali, supplementazione di vitamina D > 400 UI/die prima dell’arruolamento».

«Il protocollo prevedeva la supplementazione di 1000 UI/die di colecalciferolo o placebo dalla 14-17° settimana di gestazione fino al parto» continuano Accardo e colleghi.

«Le partecipanti potevano continuare una supplementazione di vitamina D < 400 UI/die indipendentemente da quella somministrata durante lo studio. All’età di 4, 6 e 7 anni nella prole venivano valutati introito di latte, uso di supplementi di vitamina D, attività fisica, patologie concomitanti, massa grassa, massa magra e BMD (questa anche a due settimane di vita) mediante DEXA lombare e total body (whole body less head, WBLH [il sito più attendibile per la DEXA nell’infanzia, in quanto l’elevata BMD del cranio dei bambini può interferire con il dato del restante scheletro])» commentano gli esperti.

«Gli outcome erano: la valutazione di BMC e BMD, densità minerale ossea apparente (BMAD [valore di BMD corretto per il volume osseo, che risulta più accurato, soprattutto nei bambini e negli adolescenti, in cui le ossa sono ancora in crescita]], area ossea (bone area, BA)» riferiscono gli specialisti.

«Dei 1134 bambini randomizzati in gravidanza, 454 sono stati analizzati fino all’età di 6-7 anni, 447 dei quali sono stati considerati in questo studio, perché avevano effettuato la DEXA anche a 6 e 7 anni» riportano gli esperti. «I bambini del gruppo con supplementazione gestazionale materna di colecalciferolo: a) avevano consumato latte materno per più tempo; b) una percentuale maggiore aveva assunto vitamina D a 6-7 anni di età; c) BMD e BMAD total body erano significativamente maggiori (valori non significativamente maggiori di BA, BMC e massa magra)» osservano Accardo e colleghi.

«L’effetto su BA e BMC della colonna vertebrale era preponderante a 4 anni e si perdeva a 6–7 anni» riferiscono gli specialisti. «L’analisi statistica ha incluso anche 24 nati pre-termine, i cui dati non modificavano i risultati».

«Questo studio ha dimostrato che la supplementazione con 1000 UI/die di vitamina D durante la gravidanza migliora BMC e BMD total body dei bambini a 6–7 anni» dichiarano gli specialisti.

«Questo dato è simile a quello dello studio danese COPSAC del 2010 (Brustad N, et al. JAMA Pediatr 2020), che aveva valutato l’effetto di una supplementazione a dosi maggiori (2800 UI/die) vs 400 UI/die» commentano Accardo e colleghi.

«Uno studio condotto in Bangladesh, area geografica totalmente differente, invece, non aveva evidenziato differenze significative tra placebo e supplementazione di vitamina D per dosaggi settimanali di 4200 UI, 16.800 UI o 28.000 UI (Dimitris MC, et al. J Steroid Biochem Mol Biol 2016)» riferiscono gli esperti.

«Un altro studio australiano aveva evidenziato una correlazione positiva tra livelli di vitamina D in gravidanza e BMC e BMD fino a 20 anni di età» proseguono gli specialisti.

«Secondo gli autori dello studio MAVIDOS, l’effetto della supplementazione di colecalciferolo in gravidanza non si traduce in una maggiore disponibilità di calcio per il feto, che avrebbe portato a una differenza nei parametri di densità ossea già a partire dall’età neonatale» sottolineano Accardo e colleghi.

«È stato dimostrato, infatti, che la supplementazione di colecalciferolo determina un aumento dei livelli di 25(OH)D nel cordone ombelicale, che rifletterebbe lo stato di vitamina D del neonato, e potrebbe rappresentare una condizione favorente l’assorbimento calcico solo per alcune settimane di vita dopo il parto (l’emivita del colecalciferolo è di 2-3 settimane)» specificano gli esperti. «L’aumento dei livelli di vitamina D in gravidanza, invece, si tradurrebbe in un suo aumentato contenuto nel latte materno nelle prime settimane di allattamento».

«Altra ipotesi è un effetto epigenetico della supplementazione di vitamina D sullo sviluppo scheletrico della prole, come dimostra una differente metilazione di alcuni geni coinvolti nel metabolismo osseo nei leucociti dei bambini nati da madri che avevano ricevuto una supplementazione di vitamina D durante la gravidanza (Anderson CM, et al. Breastfeed Med 2018)» proseguono Accardo e colleghi.

«I risultati sulla colonna vertebrale risultavano più evidenti all’età di 4 anni, suggerendo che l’esposizione alla vitamina D nei primi anni di vita può avere un effetto positivo precoce sulla colonna vertebrale, in coincidenza con il periodo di più rapida crescita nella prima infanzia, mentre l’effetto di maggiore mineralizzazione della colonna vertebrale comparirebbe nella più tarda infanzia (Stücker R. Orthopade 2016)» continuano gli specialisti.

«Le limitazioni dello studio» » riferiscono gli esperti «sono le seguenti, in sintesi: 1) partecipanti di etnia prevalentemente caucasica, per cui i risultati non possono essere estesi alla popolazione generale; 2) solo il 47% della coorte originale ha partecipato a questa fase di follow–up, che non era inclusa nel disegno iniziale dello studio; 3) le differenze tra le caratteristiche dei pazienti che hanno continuato lo studio e quelli persi al follow–up impedirebbe di generalizzare i dati rispetto a fattori come il fumo di sigaretta o l’età delle gestanti

«In conclusione, i dati di questo studio indicano un effetto positivo della supplementazione di vitamina D in gravidanza sulla salute dell’osso nell’infanzia, anche se sono necessari ulteriori studi per valutare la persistenza di questi effetti anche nell’età adulta» osservano Accardo e colleghi.

Am J Clin Nutr 2024, 120: 1134–42. doi: 10.1016/j.ajcnut.2024.09.014.
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/39306330/

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