Attualità
Mortalità
20/05/2025

Riduzione della mortalità oncologica: 45 anni di dati e prospettive future

Nel mondo occidentale la mortalità oncologica complessiva è diminuita nel tempo, ma siamo ancora lontani dagli obiettivi proposti di una riduzione del 50% nei prossimi 25 anni

flebo

Nel mondo occidentale la mortalità oncologica complessiva è diminuita nel tempo per i progressi nella prevenzione, nello screening e nel trattamento dei tumori, ma siamo ancora lontani dagli obiettivi proposti di una riduzione del 50% nei prossimi 25 anni. «Ridurre la mortalità oncologica comprende l’utilizzo delle migliori strategie di prevenzione, diagnosi e trattamento», affermano Sara Rotunno e Giuliano Pinna del FADOI (Federazione dei medici internisti ospedalieri). «Le precedenti analisi avevano valutato la riduzione della mortalità solo per singole sedi tumorali» riferiscono gli specialisti.

«In un recente studio (Goddard KAB, et al. JAMA Oncol 2025) sono stati estesi i modelli del Cancer Intervention and Surveillance Modeling Network e del National Cancer Institute per quantificare i contributi relativi della prevenzione, dello screening e i progressi del trattamento sulla mortalità oncologica cumulativa dal 1975 al 2020 relativa a 5 sedi tumorali (mammella, cervice, colon-retto, polmone e prostata)» riportano Rotunno e Pinna. «Queste 5 sedi sono tra le cause più comuni di morte e per esse sono disponibili interventi di prevenzione, screening e/o diagnosi precoce, oltre ai progressi nel trattamento» osservano gli esperti.

«Gli elementi di ingresso del modello si sono basati su dati nazionali statunitensi relativi a fattori di rischio, incidenza del cancro, sopravvivenza e mortalità per altre cause, nonché diffusione ed effetti della prevenzione, screening e trattamento» proseguono gli specialisti.

«Sono stati utilizzati parametri derivati da più coorti della popolazione statunitense. Sono stati valutati: interventi di prevenzione primaria attraverso la riduzione del fumo (tumore polmonare); screening per l'intercettazione (tumore della cervice e del colon-retto); diagnosi precoce (tumore della mammella, della cervice, del colon-retto e della prostata); effetti della terapia (tumore della mammella, del colon-retto, del polmone e della prostata)» proseguono Rotunno e Pinna. «L’esito valutato era il numero cumulativo stimato di decessi evitati per cancro» riferiscono gli esperti.

Questi i risultati. «Si stima che: siano stati evitati 5.94 milioni di decessi per cancro, combinando i dati relativi a mammella, cervice, colon retto, polmone e prostata; la prevenzione e lo screening abbiano evitato 8/10 di questi decessi (4.75 milioni di decessi evitati); il contributo di ciascun intervento variava in base alla sede del cancro: 1) mammario: lo screening ha evitato il 25% dei decessi; 2) della cervice: i decessi sono stati quasi completamente evitati grazie allo screening e alla rimozione delle lesioni pre-cancerose (i progressi terapeutici sono stati modesti nel corso del periodo esaminato); 3) del colon-retto: il 79% dei decessi è stato evitato grazie allo screening e alla rimozione di polipi pre cancerosi o diagnosi precoce e il 21% grazie ai progressi terapeutici; 4) polmonare: la maggior parte dei decessi è stata evitata riducendo il fumo (98%), perché fino al 2014 l’aderenza allo screening era scarsa e il trattamento in gran parte solo palliativo; 5) prostatico: il 56% dei decessi è stato evitato grazie allo screening» riportano Rotunno e Pinna.

«A questi 5 siti tumorali vengono attribuiti il 51% di tutti i casi di cancro e il 42% di tutti i decessi per cancro» riferiscono gli esperti. «I modelli non hanno quantificato gli interventi emergenti durante il periodo di studio: la mortalità potrebbe essere ulteriormente ridotta da interventi come la vaccinazione per l’HPV (in Europa è stata dimostrata la riduzione dell'incidenza di cancro cervicale con questa pratica), lo screening del cancro del polmone e le nuove terapie» proseguono gli specialisti.

Vi sono dei limiti dello studio. «Non sono stati inseriti nel modello diversi tumori con alti tassi di mortalità (p.e. fegato, pancreas e ovaio), perché i modelli di popolazione per questi tumori sono meno progrediti e difficili da validare» osservano Rotunno e Pinna. «Non sono state incluse le forme rare di cancro, che nel totale sono causa del 25% di tutte le morti oncologiche» proseguono gli esperti. «Questi risultati ottenuti sulla popolazione complessiva potrebbero non essere generalizzabili ai gruppi che presentano differenze di incidenza dei diversi tipi di tumore. Non sono stati presi in considerazione i danni provocati dagli interventi (p.e. falsi positivi agli screening) o le risorse necessarie/disponibili per fornire tali servizi. Le misure di mortalità non includono esiti importanti per i sopravvissuti al cancro, come la qualità della vita» continuano gli esperti. «Lo studio si è concentrato sugli Stati Uniti, che non riflettono il carico a livello mondiale».

«In conclusione, la prevenzione e lo screening sono serviti, perché hanno contribuito a ridurre la mortalità di questi 5 tumori negli ultimi 45 anni, anche se in misura differente in base alla sede del cancro» proseguono Rotunno e Pinna. «La diagnosi precoce e la prevenzione possono ridurre o eliminare la necessità di trattamento, ridurre al minimo gli effetti avversi dannosi del cancro o del suo trattamento e ridurre l'onere finanziario del cancro» osservano gli esperti. «Ulteriori riduzioni della mortalità richiederanno un aumentato utilizzo di interventi efficaci e nuove scoperte» concludono gli specialisti.

JAMA Oncol 2025, 11: 162-7.
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/39636625/

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