L’ipogonadismo ipogonadotropo (IHH) è una delle principali cause di ritardo o arresto puberale (Alexander EC, et al. Eur J Endocrinol 2024). Può essere suddiviso in due categorie principali: congenito e acquisito (Fraietta R. Clinics (Sao Paulo) 2013). «A sua volta» afferma Cesare Morgante con i componenti della Commissione Endocrinologia Pediatrica, dell’Adolescenza e della Transizione AME (Associazione Medici Endocrinologi), coordinata da Piernicola Garofalo, «la forma congenita può essere classificata in due sotto-categorie: normosmica o associata ad anosmia» (sindrome di Kallmann)» (Young J, et al. Endocr Rev 2019). Nel soggetto di sesso maschile gli obiettivi del trattamento sono lo sviluppo delle caratteristiche sessuali secondarie e l’induzione della spermatogenesi (Alexander EC, et al, Eur J Endocrinol 2024). «Le strategie principalmente utilizzate per l'induzione puberale nei soggetti affetti da IHH», proseguono gli esperti «sono la terapia con testosterone e la terapia con gonadotropine, ma non è ancora completamente definito quale sia la migliore» (Young J, et al. Endocr Rev 2019; Federici S, et al. Endocr Rev 2022).
La revisione sistematica e metanalisi condotta da Alexander EC, et al. (Eur J Endocrinol 2024) ha l’obiettivo di «valutare l’efficacia della terapia con gonadotropine nell’induzione puberale in soggetti affetti da IHH», riportano Morgante e colleghi. Criteri di inclusione: «studi con qualsiasi disegno su maschi con IHH congenito, idiopatico o misto, trattati per l’induzione puberale con gonadotropine (gonadotropina corionica umana - hCG, FSH, gonadotropina menopausale umana - hMG, combinazioni tra le precedenti) o GnRH pulsatile». Criteri di esclusione principali: «terapia per meno di 6 mesi, lavori con meno di 5 pazienti con IHH. Esiti primari: dimensioni testicolari, lunghezza peniena, conta spermatica, valori di inibina B e testosterone. Esiti secondari: sicurezza».
Risultati. «Sono stati inclusi 103 studi per un totale di 5328 pazienti (età media < 25 anni solo nel 45.6% degli studi) provenienti da 21 paesi», riferiscono gli specialisti. «Non esisteva un gruppo di controllo. Il volume testicolare era incrementato nel 98.1% degli studi. La combinazione più frequentemente utilizzata è stata hCG + FSH. Dimensioni peniene: incremento significativo in tutti gli studi. Spermatogenesi: migliori risultati con il trattamento con hCG + FSH. Valori di testosterone: incremento statisticamente significativo nel 98% degli studi. Valori di inibina: generale incremento dei valori». Predittori di risposta: «anche se i risultati sono contrastanti, è stata evidenziata una tendenza per ridotto volume testicolare pre-terapia e criptorchidismo come predittori di minore risposta» riferiscono Morgante e colleghi. «Effetti avversi principali: ginecomastia, acne e reazioni locali a livello del sito di iniezione».
«Si conferma l’utilità della terapia con gonadotropine nell’induzione puberale, in particolare per volume testicolare, lunghezza peniena, valori di testosterone e inibina B e spermatogenesi», osservano Garofalo e colleghi.
Limiti. «Come evidenziato dagli stessi autori, c’è un elevato rischio di bias, a causa dell’eterogeneità nei disegni dei diversi studi che rende difficile compararne i risultati, delle diverse modalità con cui vengono riportati gli esiti, delle differenti strategie di trattamento e dosaggi dei farmaci e della scarsità di dati relativamente alle caratteristiche dei pazienti pre-trattamento. Altre criticità sono l’assenza di esiti relativi alla fertilità e la grande variabilità nell’età media dei pazienti nei diversi studi, con mediana di 25.3 anni, particolarmente avanzata rispetto all’età ideale in cui iniziare l’induzione puberale», riportano gli esperti.
«Il riscontro di un’elevata variabilità nelle strategie impiegate, in termini di farmaci utilizzati, terapie combinate e durata di trattamento, mette in evidenza la necessità di studi clinici randomizzati e linee guida che permettano una maggiore uniformità di trattamento», concludono Garofalo e colleghi.
Eur J Endocrinol 2024,190:S1-11. doi: 10.1093/ejendo/lvad166.
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/38128110/