L’estrusione meniscale, definita come la traslazione del bordo meniscale oltre ≥ 3 mm rispetto al margine del piatto tibiale, rappresenta una alterazione morfologica e biomeccanica dell’articolazione femorotibiale . Tale condizione compromette in modo sostanziale la fisiologica distribuzione dei carichi a livello del ginocchio, determinando un aumento delle pressioni sulla cartilagine articolare e una conseguente accelerazione dei processi degenerativi favorendo la progressione dell’artrosi del ginocchio [1, 2].
Il legamento meniscotibiale riveste un ruolo cruciale nella stabilizzazione del menisco mediale, contribuendo al mantenimento della sua corretta posizione anatomica durante il carico articolare. La compromissione dell’integrità di questo legamento può innescare una sequenza patologica che include l’estrusione meniscale, un incremento della tensione a carico della radice posteriore del menisco e, infine, la possibile rottura della stessa [3].
Questo meccanismo evidenzia l’importanza del legamento meniscotibiale nel preservare la biomeccanica meniscale e l’equilibrio funzionale del compartimento mediale del ginocchio.
I pazienti che presentano dolore persistente a livello del compartimento mediale, in associazione a un’estrusione meniscale ≥ 3 mm documentata mediante risonanza magnetica, e che non rispondono adeguatamente al trattamento conservativo, rappresentano l’indicazione più frequente per l’intervento di centralizzazione meniscale [1]. Negli ultimi anni, le tecniche chirurgiche di centralizzazione del menisco hanno suscitato crescente interesse da parte della comunità ortopedica, configurandosi come strategie promettenti per il trattamento dell’estrusione meniscale. L’obiettivo principale di tali procedure è il ripristino della posizione anatomica del menisco, al fine di recuperare la sua funzione biomeccanica, ridurre lo stress articolare anomalo e rallentare la degenerazione cartilaginea [1].
Una recente revisione sistematica ha valutato l’efficacia clinica e radiologica delle tecniche artroscopiche di centralizzazione del menisco mediale, includendo quattro studi per un totale di 113 pazienti sottoposti a intervento chirurgico, con un follow-up medio compreso tra 24 e 35 mesi [1]. L’analisi aggregata dei risultati ha evidenziato outcome promettenti sia in termini funzionali sia radiologici. Dal punto di vista clinico, tutti gli studi inclusi hanno riportato un miglioramento significativo degli score clinici con differenze statisticamente significative (p < 0,05) per un miglioramento sostanziale della sintomatologia dolorosa e della capacità funzionale del ginocchio nel periodo post-operatorio. Parallelamente, i dati di imaging post-operatorio, ottenuti mediante RM ed ecografia, hanno documentato una riduzione evidente dell’estrusione meniscale rispetto ai valori basali.
Per quanto riguarda la sicurezza della procedura, le complicanze riportate sono risultate complessivamente contenute. Solo uno degli studi analizzati ha riferito un tasso di fallimento pari al 26,9%, dovuto principalmente a guarigioni incomplete del menisco e alla progressione della degenerazione artrosica del compartimento mediale. Non sono stati osservati eventi avversi gravi o complicanze chirurgiche maggiori.
Tra le tecniche artroscopiche di centralizzazione meniscale attualmente descritte in letteratura, la più adottata a livello internazionale è quella proposta dal professor Koga, di Tokyo [4]. (Immagine 1). Tale procedura è stata sviluppata con l’obiettivo di ripristinare l’anatomia e la funzionalità del menisco mediale in caso di estrusione.
Essa consiste nel ravvivamento del margine del piatto tibiale ed al posizionamento di tre ancore knotless inserite in posizione posteromediale a intervalli regolari di circa 5 mm l’una dall’altra, seguendo un orientamento tale da massimizzare la copertura e la stabilità lungo l’intera porzione estrusa del menisco.
Il passaggio dei fili di ciascuna ancora attraverso il margine meniscale viene effettuato con l’ausilio di una pinza passafili. In particolare, il design della tecnica prevede che il filo di trazione della prima ancora venga fatto passare all’interno del sistema della seconda ancora, e così via: il filo della seconda nella terza, con l’obiettivo di creare un sistema di "blocco progressivo" che ottimizza il contatto tra la parete capsulo-meniscale e il tessuto meniscale stesso.
Il risultato finale è rappresentato da un menisco ben allineato e saldamente aderente al margine del piatto tibiale, con una riduzione significativa dell’estrusione e un riprsitino della sua funzione meccanica e stabilizzante.
Immagine 1. Esecuzione della centralizzazione sec. Koga. A, ravvivamento con una raspa del margine del piatto tibiale; B, posizionamento di ancorina tutto tessuto; C, passaggio dei fili con pinza passafili; i passaggi B e C sono ripetuti per tre volte ogni 5 mm circa; D, aspetto finale (prima di tagliare i fili).
Nel 2025, Malavolta et al. hanno descritto una nuova procedura artroscopica per la centralizzazione del menisco mediale basata sull’utilizzo di ancore all-suture knot-less che consente di evitare la realizzazione di numerosi tunnel tibiali e l’impiego di nodi intra-articolari [5]. (Immagine 2)
Questa tecnica si configura come una semplificazione delle procedure precedenti mantenendo al contempo l’efficacia biomeccanica della centralizzazione meniscale.
Dal punto di vista pratico, questa tecnica presenta numerosi vantaggi: lo strumentario richiesto è limitato e standardizzato con costi complessivamente contenuti, i tempi chirurgici risultano ridotti e l’intera procedura si realizza senza l’impiego di dispositivi metallici.
Il protocollo post-operatorio prevede un recupero precoce dell’escursione articolare, con ROM consentito fino a 90° già nelle prime fasi del decorso, carico parziale per le prime tre settimane e ritorno all’attività sportiva previsto a circa quattro mesi dall’intervento, in assenza di complicanze.
Immagine 2. Fasi chirurgiche di una centralizzazione del menisco mediale (MM) con un'ancora in un ginocchio destro. (a) Viene utilizzata un palpatore per valutare il grado di estrusione meniscale mediale; (b) L'ancora viene fatta avanzare attraverso il portale sopra-meniscale mediale; (c) Il menisco viene attraversato prossimodistalmente e medio-lateralmente con un Microsuture Lasso (Arthrex) inserito attraverso il portale sopra-meniscale mediale; (d) La sutura viene recuperata dal portale anteromediale e viene tirata ulteriormente fino a raggiungere la tensione di tensione desiderat. MFC, condilo femorale mediale; MTP, piatto tibiale mediale.
Globalmente, nonostante i risultati preliminari di queste procedure appaiano incoraggianti e suggeriscano un potenziale ruolo terapeutico rilevante della centralizzazione meniscale, la letteratura attuale rimane caratterizzata da un’elevata eterogeneità in termini di popolazioni studiate, tecniche chirurgiche impiegate e protocolli riabilitativi post-operatori adottati [1]. Questa variabilità limita la possibilità di trarre conclusioni definitive e generalizzabili.
Alla luce di tali criticità, emerge la necessità di condurre studi prospettici, randomizzati e di lunga durata, che si avvalgano di criteri di inclusione omogenei e metodologie standardizzate allo scopo di definire con maggiore precisione le indicazioni ideali alla centralizzazione, valutare l’evoluzione articolare nel medio-lungo termine, effettuare un confronto diretto tra le tecniche sia in termini di efficacia clinica sia sotto il profilo dei costi e della gestione delle risorse sanitarie.
In conclusione, la centralizzazione artroscopica si configura attualmente come una strategia terapeutica valida, sicura e promettente per il trattamento dell’estrusione meniscale sintomatica. I dati disponibili in letteratura indicano miglioramenti significativi sia dal punto di vista clinico, attraverso l’aumento dei punteggi funzionali, sia sotto il profilo radiologico, con una riduzione documentata dell’estrusione meniscale, accompagnati da un’incidenza di complicanze relativamente bassa nel follow-up a medio termine [1].
Riferimenti
1- Carrozzo A, Bosco F, Ramazzini L, Giustra F, Masoni V, Capella M, Malavolta M, An JS, Koga H. Meniscal centralization significantly improve clinical outcomes and reduce meniscal extrusion with minimal complications: A systematic review. J Exp Orthop. 2025 Jun 15;12(2):e70308. doi: 10.1002/jeo2.70308. PMID: 40521298; PMCID: PMC12167631.
2- Familiari F, Chahla J, Compagnoni R, DePhillipo NN, Moatshe G, LaPrade RF; Meniscus International Network (MenIN) Study Group. Meniscal extrusion consensus statement: A collaborative survey within the Meniscus International Network (MenIN) Study Group. Knee Surg Sports Traumatol Arthrosc. 2024 Jun;32(6):1446-1454. doi: 10.1002/ksa.12183. Epub 2024 Apr 12. PMID: 38606565.
3- Krych AJ, LaPrade MD, Hevesi M, Rhodes NG, Johnson AC, Camp CL, Stuart MJ. Investigating the Chronology of Meniscus Root Tears: Do Medial Meniscus Posterior Root Tears Cause Extrusion or the Other Way Around? Orthop J Sports Med. 2020 Nov 4;8(11):2325967120961368. doi: 10.1177/2325967120961368. PMID: 33209944; PMCID: PMC7645763.
4- Koga H, Muneta T, Watanabe T, Mochizuki T, Horie M, Nakamura T, Otabe K, Nakagawa Y, Sekiya I. Two-Year Outcomes After Arthroscopic Lateral Meniscus Centralization. Arthroscopy. 2016 Oct;32(10):2000-2008. doi: 10.1016/j.arthro.2016.01.052. Epub 2016 Apr 29. PMID: 27132775.
5- Malavolta M, Carrozzo A, Mezzari S. Arthroscopic Centralization Technique for Isolated Meniscotibial Ligament Insufficiency Leading to Medial Meniscal Extrusion: Knotless Anchor-Based Technique. Arthrosc Tech. 2025 Jan 26;14(5):103442. doi: 10.1016/j.eats.2025.103442. PMID: 40547996; PMCID: PMC12177455.
Alessandro Carrozzo1, Gianluca Ciccarelli2
1Università degli Studi “Link Campus University”,
2AOU Sant’Andrea - La Sapienza Università di Roma