L’instabilità rotulea è una condizione multifattoriale che colpisce prevalentemente pazienti giovani e attivi, spesso con una predisposizione anatomica che compromette il corretto allineamento del meccanismo estensore. Tra i principali fattori predisponenti vi è l’aumento della distanza tra la tuberosità tibiale e il solco trocleare, nota come TAGT o anche detta TT-TG (Tibial Tuberosity–Trochlear Groove), che rappresenta un indicatore morfologico del vettore laterale esercitato sulla rotula.
Una TAGT aumentata contribuisce all’instabilità rotulea favorendo un vettore di trazione laterale sull’apparato estensore, soprattutto nei primi gradi di flessione (0–30°), quando la rotula non è ancora stabilizzata all'interno della gola trocleare. Questo spostamento laterale cronico può determinare microtraumi ricorrenti, lussazioni episodiche e, a lungo termine, condropatia femoro-rotulea.
È fondamentale valutare la TAGT nel contesto di altri parametri morfologici e funzionali, poiché il trattamento dell’instabilità rotulea richiede un approccio personalizzato e multifattoriale.
La TAGT viene comunemente misurata attraverso imaging assiale, preferibilmente con tomografia computerizzata (TC) o risonanza magnetica (RMN), entrambe valide ma con alcune differenze. La TC fornisce maggiore definizione ossea, mentre la RM permette una valutazione contestuale delle strutture cartilaginee e dei tessuti molli.
Il metodo standard prevede:
1. L’individuazione del punto più profondo del solco trocleare (sul primo strato in cui la cartilagine trocleare è visibile).
2. La tracciatura di una linea perpendicolare alla tangente posteriore dei condili femorali passante da questo punto.
3. Successivamente, viene identificato il centro della tuberosità tibiale, ovvero il punto più anteriore della tuberosità su cui si inserisce il tendine rotuleo.
4. La distanza tra le due linee perpendicolari rappresenta la TAGT, espressa in millimetri
Valori di TAGT in TAC:
• <15 mm: generalmente considerati normali.
• 15–20 mm: zona grigia, clinicamente rilevante in base al contesto.
• >20 mm: indicativa di malallineamento significativo, spesso correlata a instabilità rotulea sintomatica.
Nei casi in cui l’eccessiva TAGT rappresenti il principale determinante biomeccanico dell’instabilità, e in particolare quando associata a fallimento del trattamento conservativo o chirurgico isolato (come la ricostruzione del legamento femoro-rotuleo mediale, MPFL), è indicato considerare una medializzazione della tuberosità tibiale. L’intervento di medializzazione della tuberosità tibiale anteriore consente di correggere il malallineamento, ridurre il momento laterale sulla rotula e ristabilire la congruenza articolare. Tuttavia, la decisione chirurgica deve essere ponderata rispetto all’età del paziente, al grado di displasia, alla presenza di patologie concomitanti e alla biomeccanica complessiva del ginocchio. Andrebbero sempre corretti contestualmente i restanti fattori di rischio.
Le tecniche chirurgiche disponibili per correggere una TAGT aumentata comprendono:
• Trasposizione mediale della tuberosità tibiale anteriore: consente la medializzazione tuberosità tibiale per ridurre la TAGT e diminuire la pressione laterale. È indicata quando la TAGT supera i 20 mm, soprattutto in assenza di displasia trocleare severa.
• Trasposizione secondo Fulkerson consente un’antero-medializzazione attraverso un avanzamento e una medializzazione della tuberosità tibiale così da decomprimere l’apparato estensore.
In conclusione, l’eccessiva TAGT rappresenta un elemento chiave nella patogenesi dell’instabilità rotulea. La sua corretta identificazione e gestione sono determinanti per il successo terapeutico, e sottolineano l’importanza di un approccio integrato basato su un’accurata valutazione clinica e radiologica.
Bibliografia:
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- Fulkerson J.P. Anteromedialization of the tibial tuberosity for patellofemoral malalignment. Clin Orthop Relat Res. 1983