L’Italia è il primo Paese in Europa a introdurre nel Sistema Sanitario Nazionale la prima insulina basale a somministrazione settimanale per il trattamento di soggetti adulti con diabete mellito di tipo 2 e di tipo 1, un innovativo trattamento che riduce drasticamente il numero di iniezioni per i pazienti con diabete. Grazie all’approvazione dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), infatti, le persone con diabete mellito di tipo 1 e tipo 2 possono ora passare da 365 iniezioni annuali a solo 52, migliorando non solo la qualità della vita, ma anche l’aderenza terapeutica e riducendo l’impatto ambientale.
I dettagli della novità, che riguarda circa 1,3 milioni di italiani sono stati presentati durante un evento, promosso da Novo Nordisk Italia, con il patrocinio dell’Ambasciata di Danimarca in Italia che ha visto la partecipazione di rappresentanti delle istituzioni, della comunità scientifica e delle associazioni di pazienti, confermando l’Italia come il primo Paese in Europa a rendere disponibile questa innovativa terapia.
“La rimborsabilità da parte di AIFA della nuova insulina a somministrazione settimanale prefigura una rivoluzione per le persone con diabete in terapia insulinica – spiega Riccardo Candido, professore associato di Endocrinologia all’Università degli studi di Trieste e presidente nazionale dell’Associazione Medici Diabetologi (Amd). La riduzione della frequenza delle iniezioni da giornaliera a settimanale, semplificando il trattamento, permette di migliorare l’aderenza terapeutica, consentendo in definitiva un migliore controllo glicemico con un basso rischio di ipoglicemie. Inoltre, il vantaggio sarà anche per i medici prescrittori, che più facilmente supereranno la barriera psicologica di iniziare il trattamento insulinico, riducendo in modo significativo ‘l’inerzia terapeutica’.
Oggi la terapia insulinica comporta almeno un’iniezione al giorno, con ricadute sulla sfera personale, sociale e lavorativa. Questa complessità quotidiana incide sulla qualità della vita e sull’aderenza al trattamento: si stima che il 50% dei pazienti ritardi di oltre due anni l’avvio della terapia insulinica. In Italia, un paziente su tre non è ancora trattato con insulina, nonostante valori di HbA1c ≥9%. In uno studio, oltre il 90% di medici e pazienti ha espresso il desiderio di poter evitare le iniezioni giornaliere. Il ritardo nell’avvio del trattamento insulinico espone inoltre a un rischio aumentato di complicanze gravi: infarto (+67%), insufficienza cardiaca (+64%), ictus (+51%), nefropatia (+18%), neuropatia (+8%) e retinopatia (+7%).
"Questi dati confermano l’importanza della decisione presa dalle Istituzioni, che desidero ringraziare per il loro costante impegno nella promozione e nel sostegno dell'innovazione nel trattamento del diabete – sottolinea Raffaella Buzzetti, Presidente della Società Italiana di Diabetologia (SID) e Presidente FeSDI - Federazione Società Diabetologiche Italiane. Questa attenzione è fondamentale per garantire che le nuove terapie raggiungano rapidamente le persone con diabete, contribuendo a migliorare la loro qualità di vita e a combattere una delle sfide sanitarie più rilevanti del nostro tempo.”
Negli studi clinici di fase 3, l'insulina settimanale ha permesso una riduzione della glicemia (misurata come variazione dell'HbA1c) rispetto all'insulina basale giornaliera favorendo il controllo glicemico nelle persone con diabete di tipo 2. L’introduzione in Italia della prima insulina settimanale rappresenta quindi un cambiamento significativo nella gestione del diabete.