Le protesi di spalla sono una soluzione chirurgica efficace per il trattamento di diverse patologie degenerative e traumatiche della spalla. Tuttavia, come per tutte le protesi articolari, le infezioni periprotesiche rappresentano una complicanza temibile che può compromettere funzionalità e sopravvivenza dell’impianto. Tali eventi richiedono un approccio diagnostico-terapeutico tempestivo e specifico.
Le infezioni protesiche si classificano in acute e croniche; le forme acute si manifestano entro le prime settimane dall’intervento o come infezioni ematogene secondarie ad un focolaio settico a distanza. I sintomi principali includono dolore, tumefazione locale, arrossamento, calore e, talvolta, febbre.
La diagnosi si basa su una combinazione di dati clinici, esami di laboratorio, imaging e soprattutto sull’analisi microbiologica del liquido articolare. Il trattamento si fonda sul debridement chirurgico, associato alla terapia antibiotica mirata previo esami colturali, che prevede una chirurgia precoce con esteso lavaggio articolare, rimozione aggressiva dei tessuti infetti e sostituzione dei componenti modulari della protesi. L’obiettivo è il controllo dell’infezione preservando la protesi. Nei casi più gravi si procede alla rimozione di tutte le componenti protesiche con impianto di un blocco spaziatore antibiotato che successivamente è sostituito da una nuova protesi (revisione in 2 tempi). La terapia antibiotica generalmente si protrae per 6 settimane, inizialmente per via endovenosa e poi per via orale. Tuttavia, nelle infezioni acute ben gestite, si possono ottenere tassi di successo superiori al 70% di sopravvivenza dell’impianto
Se l’infezione avviene tardivamente, diventa invece mandatoria la rimozione completa della protesi con successiva revisione in due tempi. La crescente attenzione alla prevenzione ha portato allo sviluppo di protocolli più specifici ed all’utilizzo di protesi con superfici antibatteriche, e ad una gestione multidisciplinare (ortopedici, infettivologi e microbiologi) per ottimizzare i risultati.
Le nuove sfide risiedono nell’identificazione sempre più accurata e rapida dell’infezione per proteggere il più possibile l’impianto e nella accurata identificazione dei pazienti in cui i batteri sono stati eradicati e che possono quindi essere candidati ad un reimpianto sicuro.
La prevenzione resta tuttavia l’arma più efficace per ridurre l’incidenza di questa grave complicanza.
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2)Seutz Y, Bäcker H, Akgün D, Adelhoefer S, Kriechling P, Gonzalez MR, Karczewski D. Corynebacterium periprosthetic joint infection: a systematic review of 52 cases at 2.5 years follow-up. Arch Orthop Trauma Surg. 2023 Sep;143(9):5527-5538. doi: 10.1007/s00402-023-04844-8. Epub 2023 Mar 30. PMID: 36995473; PMCID: PMC10449657.
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Conca Marco Fornino, Daniele Alessio Mazzola, Mattia Placella Giacomo e Salini Vincenzo
Ospedale San Raffaele - Milano