Negli ultimi anni, la protesi inversa di spalla (PIS) è diventata una delle soluzioni più utilizzate per trattare pazienti affetti da artrosi e rotture della cuffia dei rotatori. In alcuni casi però, soprattutto in presenza di interventi di revisione o gravi deformità dell’articolazione, il chirurgo si trova di fronte a una sfida importante: la perdita significativa di osso nella glena (la parte della scapola che accoglie la protesi). Questo problema rende difficile il corretto fissaggio dell’impianto e aumenta il rischio di complicazioni.
Le tecniche attualmente a disposizione – innesti ossei, augment metallici o impianti su misura – possono essere efficaci, ma sono spesso complesse, costose o richiedono materiali non sempre facilmente reperibili. Da queste premesse nasce la NGC (Navigated Glenoid Cemented), una tecnica ideata per offrire una soluzione più semplice, economica e precisa nella gestione della perdita ossea glenoidea.
La tecnica si basa sull’utilizzo del cemento osseo ad alta viscosità, impiegato come “riempitivo” per compensare il difetto osseo, in combinazione con un sistema di navigazione GPS intraoperatorio (Exactech-GPS), che guida il chirurgo nel corretto posizionamento della componente protesica.
Il percorso parte da una TC preoperatoria, che consente la ricostruzione 3D dell’articolazione. Questo consente di pianificare l’intervento nei minimi dettagli. In sala operatoria, dopo l’inserimento del baseplate e delle viti, il chirurgo applica il cemento per colmare il gap osseo residuo, utilizzando una mascherina creata manualmente per proteggere l’impianto durante la presa del materiale.
I primi risultati sono promettenti: 10 pazienti sono stati operati con questa tecnica, e a 6 e 12 mesi non si sono evidenziati segni di mobilizzazione o complicanze. La mobilità articolare è risultata comparabile a quella di un primo impianto, e il cemento è apparso ben integrato all’osso.
NGC si presenta quindi come un’alternativa affidabile, riproducibile e accessibile per gestire casi complessi di perdita ossea, soprattutto dove le soluzioni tradizionali non sono praticabili. Pur con i limiti legati alla mancanza di strumentazione dedicata e a un follow-up ancora breve, la precisione garantita dalla navigazione e l’efficacia iniziale aprono scenari interessanti per il futuro della chirurgia protesica di spalla. L’avvento di nuove tecnologie e materiali ci conforta per la possibilità di realizzare questa tecnica con materiali sempre più osteointegranti che possa veramente realizzare una ricostruzione anatomica di questi grand difetti ossei.
Angelo C. C. Di Giunta1, D. Costa1, R. Lo Cascio3, Domenico Donadio2
1. Department of Orthopaedic and Trauma Surgery of Policlinico ‘G.B. Morgagni’, 95100 Catania, Italy
2. Department of Orthopaedic and Trauma Surgery of C.O.T. Cure Ortopediche Traumatologiche Spa, 98124 Messina, Italy
3. Deparment of Orthopaedic and Trauma Surgery of Casa di Cura “ Latteri “ Palermo