Il tendine d’Achille è il tendine più forte e più grande del corpo umano. È un tendine molto resistente in grado di sostenere, durante attività come la corsa, un carico pari a circa 12 volte il peso corporeo¹. Tuttavia, gli infortuni al tendine d’Achille hanno un’incidenza di circa il 24% nell’arco della vita degli atleti.
La tendinopatia achillea, in particolare, rappresenta uno dei disturbi muscoloscheletrici più frequenti nella popolazione generale e negli sportivi. La causa è multifattoriale e talvolta controversa, in quanto coinvolge fattori biologici, anatomici e meccanici. Spesso la tendinopatia si verifica come risultato della mancata risposta alla guarigione di un tendine sottoposto a sovraccarico, con un successivo impoverimento delle proprietà meccaniche del tendine².
Le due categorie principali di tendinopatia achillea si distinguono in base alla localizzazione anatomica, distinguendo tra tendinopatia inserzionale e tendinopatia non inserzionale. Nella maggioranza dei casi la gestione è conservativa. Nelle due categorie il trattamento è simile, con una maggiore attenzione a introdurre con più gradualità le forze compressive a livello del tendine, nella tendinopatia inserzionale.
Nelle prime fasi gli interventi saranno mirati alla riduzione del dolore, tramite una diminuzione dei carichi di lavoro e l’educazione del paziente sia alla gestione del carico, sia alla tolleranza del dolore. È sicuramente sconsigliato un riposo prolungato, poiché riduce la capacità di carico del tendine e, negli sportivi, potrebbe ridurre la performance. L’esercizio isometrico, invece, generalmente efficace nelle prime fasi delle tendinopatie, non ha gli stessi effetti nella riduzione del dolore per quanto riguarda la tendinopatia achillea.
Nelle fasi successive l’esercizio terapeutico con carico progressivo è sicuramente la strategia più efficace per ridurre il dolore e migliorare la funzionalità nei soggetti con tendinopatia achillea. È consigliato eseguire questo trattamento per almeno 3 mesi, prima di considerare altre strategie di trattamento.
Le evidenze più recenti suggeriscono, infatti, un approccio integrato che miri al recupero progressivo della forza muscolare, attraverso un training basato su contrazioni concentriche ed eccentriche, eseguite lentamente con carichi elevati (Heavy slow resistance training - HSRT), ed alla risoluzione di eventuali squilibri o deficit neuromuscolari nella catena cinetica, in particolare attraverso esercizi funzionali che coinvolgano la muscolatura prossimale e che correggano schemi di movimento alterati, in grado di generare un sovraccarico. Una volta ottenuti livelli di forza ottimali e risolti gli squilibri neuromuscolari, si potrà procedere con esercizi pliometrici che vadano a ricondizionare il processo di accumulo e rilascio energetico, fino ad arrivare ad esercizi sport specifici che permettano al paziente di esporsi con gradualità alla ripresa della pratica sportiva³.
1. Uquillas CA, Guss MS, Ryan DJ, Jazrawi LM, Strauss EJ. Everything Achilles: Knowledge Update and Current Concepts in Management: AAOS Exhibit Selection. J Bone Joint Surg Am. 2015
2. Cook JL, Rio E, Purdam CR, et alRevisiting the continuum model of tendon pathology: what is its merit in clinical practice and research? British Journal of Sports Medicine 2016
3. Silbernagel KG, Hanlon S, Sprague A. Current Clinical Concepts: Conservative Management of Achilles Tendinopathy. J Athl Train. 2020
Dott. De Sario Giovanni
Fisioterapista, Responsabile dei Fisioterapisti Isokinetic Roma