Clinica
Neonatologia
07/10/2025

I movimenti fetali più frequenti sono associati a un legame emotivo più forte

Una maggiore frequenza dei movimenti fetali in gravidanza è associata a un attaccamento materno-fetale più intenso

gravidanza

Un nuovo studio condotto da Yale University e Weill Cornell Medical College dimostra che i movimenti del bambino in gravidanza non sono solo segnali di buona salute, ma contribuiscono a rafforzare il legame emotivo con la madre.

Uno studio pubblicato su Early Human Development da un gruppo di ricercatori di Yale University, Yale New Haven Hospital e Weill Cornell Medical College, con il supporto della Bial Foundation, ha dimostrato che una maggiore frequenza dei movimenti fetali in gravidanza è associata a un attaccamento materno-fetale più intenso (MFA).

Una delle forme più precoci ed evidenti di interazione fetale con l’ambiente è costituita dai movimenti fetali, che offrono alla gestante un senso di rassicurazione sullo stato di salute e sullo sviluppo del feto. Allo stesso tempo, questi movimenti contribuiscono all’attaccamento emotivo che si forma durante la gravidanza, noto come attaccamento materno-fetale (MFA), il quale aiuta a creare immagini mentali del bambino e prepara alla genitorialità sul piano emotivo.

Studi precedenti hanno dimostrato che contare i movimenti fetali aumenta in modo significativo i punteggi di MFA e che le madri che percepiscono un numero maggiore di movimenti tendono ad avere punteggi MFA più alti rispetto a quelle che ne percepiscono di meno. Tuttavia, non è ancora chiaro se questa associazione derivi unicamente dalla percezione soggettiva della gestante o se esista effettivamente una relazione misurabile tra l’attività fetale reale e il legame emotivo che si instaura durante la gravidanza.

Lo studio è stato presentato nell’articolo Associations between fetal movement and maternal-fetal attachment in late pregnancy e pubblicato sulla rivista scientifica Early Human Development.

La ricerca, condotta su 51 donne nel terzo trimestre, ha utilizzato un actocardiografo per registrare l’attività fetale mentre l’MFA è stato valutato utilizzando il questionario Prenatal Attachment Inventory-Revised. I risultati hanno mostrato che più il feto è attivo, più forte tende a essere il legame emotivo tra madre e bambino. Questa relazione è rimasta significativa anche considerando altri fattori potenzialmente influenti, come l’umore materno, l’età gestazionale, la parità o la conoscenza del sesso del nascituro.

Secondo le autrici, questi dati rafforzano l’importanza dei movimenti fetali durante la gravidanza, non solo come indicatori di salute, ma anche come forma di comunicazione che contribuisce a rafforzare l’attaccamento emotivo tra madre e figlio. Anche quando non vengono percepiti consapevolmente, i movimenti fetali sembrano svolgere un ruolo attivo nella creazione di questa connessione emotiva. Prestare attenzione e interagire con i movimenti del bambino (per esempio, attraverso l’osservazione o semplici risposte emotive) può rappresentare un modo semplice, naturale e non invasivo per favorire un legame più solido prima della nascita. Questo attaccamento può avere un impatto positivo sull’assistenza postnatale, rendendola più attenta, sensibile e sintonizzata emotivamente con il bambino.

Le ricercatrici Kathy Ayala e Helena Rutherford sottolineano inoltre il valore aggiunto di questo studio rispetto a ricerche precedenti: grazie all’uso di misurazioni oggettive mediante actocardiografia, è stato possibile rilevare movimenti non percepiti dalla madre, ottenendo una valutazione più rigorosa e imparziale del rapporto tra attività fetale e attaccamento prenatale.

« Considerando che l’MFA è associato a interazioni madre-bambino più coinvolte e stimolanti dopo la nascita, comprendere queste associazioni prenatali offre preziose intuizioni su come i processi psicologici e relazionali precoci modellino lo sviluppo durante l’intero periodo perinatale», concludono.

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