La fotoprotezione dei bambini, soprattutto nei primi mesi di vita, deve includere abbigliamento adeguato, occhiali da sole, cappellino e limitazione dell'esposizione diretta ai raggi del sole, e creme solari a base di filtri solari inorganici, preferibilmente senza nanoparticelle, e formulazioni sicure, evitando profumi e sostanze potenzialmente nocive.
Sono le indicazioni delle linee guida sulla fotoprotezione pediatrica della World Health Academy of Dermatology and Pediatrics (WHAD&P) che auspica che le istituzioni sanitarie regolamentino i filtri solari come farmaci e non come cosmetici per garantire standard di sicurezza ed efficacia più elevati. L’organizzazione ha di recente riunito a Roma, presso l’Università degli Studi Guglielmo Marconi, un panel di esperti dermatologi e pediatri internazionali. Il risultato è un documento condiviso, intitolato "Linee di indirizzo per la fotoprotezione in età pediatrica", che, basandosi sulle più recenti evidenze scientifiche, offre un approccio globale alla protezione solare, con raccomandazioni su stili di vita e tipologie di filtri solari per garantire sicurezza ed efficacia.
Filtri solari: quali scegliere
L’esposizione al sole favorisce la produzione di vitamina D, ma è fondamentale che avvenga in modo sicuro. La protezione dai raggi UV, specialmente nei bambini, non si limita all’applicazione di creme solari, ma richiede un insieme di misure preventive e uno stile di vita adeguato. In generale, i bambini dovrebbero essere protetti dall’esposizione diretta al sole, soprattutto nei primi sei mesi di vita, durante i quali l’esposizione intenzionale andrebbe evitata. Se l’esposizione è inevitabile, si consiglia di utilizzare indumenti protettivi di colore scuro e a trama fitta, cappelli a falde larghe per proteggere collo e orecchie, occhiali da sole e, se necessario, creme solari.
Gli esperti evidenziano le preoccupazioni sulla potenziale tossicità di alcuni filtri solari, già segnalate da studi autorevoli e associazioni pediatriche. Per questo, si raccomanda di preferire prodotti contenenti molecole inorganiche, come l’Ossido di Zinco, noto per la sua stabilità e ampia copertura, possibilmente non in nanoparticelle o nebulizzato. È preferibile che questi prodotti siano associati a ingredienti naturali con proprietà antiossidanti e immunostimolanti. Inoltre, si auspica che le autorità sanitarie italiane ed europee valutino il bando delle sostanze più criticate e considerino i filtri solari alla stregua dei farmaci, come avviene negli Stati Uniti, per garantire elevati standard di sicurezza ed efficacia.
Si raccomanda di evitare formulazioni contenenti profumi e di optare per prodotti resistenti all’acqua (water resistant o very water resistant). Se possibile, è consigliabile scegliere prodotti biodegradabili e confezioni eco-sostenibili.
Poca conoscenza sui rischi dell’esposizione solare
“Queste linee di indirizzo rappresentano il contributo che la WHAD&P intende offrire alla comunità medico-scientifica, affinché si possano definire linee guida comuni per una fotoprotezione efficace e sicura in età pediatrica”, afferma il Prof. Fabio Arcangeli, Presidente WHAD&P. “Una recente indagine del Gruppo Fotoprotezione della FIMP ha evidenziato come la conoscenza sui rischi dell’esposizione solare sia ancora limitata, sia tra i pediatri di famiglia che tra i genitori. È quindi fondamentale intensificare l’informazione e promuovere campagne di sensibilizzazione rivolte soprattutto ai giovani. Inoltre, le istituzioni sanitarie italiane ed europee dovrebbero intervenire tempestivamente per vietare le sostanze dannose e, come accade negli USA, considerare i filtri solari farmaci piuttosto che cosmetici, assicurando così standard più rigorosi di sicurezza ed efficacia".