“Pensiamo che il tatuaggio sia per sempre, ma poi la vita cambia. Oggi il laser offre una soluzione efficace ma rimuovere un tatuaggio richiede tempo, competenza e un approccio dermatologico sicuro” spiega Leonardo Celleno, dermatologo e presidente AIDECO - Associazione Italiana Dermatologia e Cosmetologia
Le persone si tatuano per diversi motivi, spesso anche profondi, legati alla loro visione della vita, a esperienze vissute, ma non sempre quelle scelte si rivelano immutabili.Con il passare del tempo, infatti, cresce il numero di coloro che si pentono e desiderano eliminare i tatuaggi, che siano il nome di un ex, un simbolo di un'ideologia ormai abbandonata o un logo che non li rappresenta più. In questi casi, la rimozione del tatuaggio diventa una soluzione possibile, grazie a tecnologie avanzate come quelle che vedono l’uso del laser.
Secondo il dermatologo e presidente AIDECO – Associazione Italiana Dermatologia e Cosmetologia, Leonardo Celleno, la rimozione dei tatuaggi è diventata una pratica sempre più accessibile e sicura. “Negli ultimi anni – spiega Celleno – il laser ha subito una vera e propria evoluzione, aprendo una nuova via non invasiva e meno dolorosa rispetto ai metodi tradizionali. Tuttavia, è importante sottolineare che la rimozione non è mai semplice: la complessità dipende dal numero di colori del tatuaggio, dalla superficie da trattare e dalle condizioni della pelle.”
Normative in Italia: avanzamenti e lacune
La tecnologia laser oggi è in grado di rimuovere efficacemente i tatuaggi attraverso due principali tipologie: il Laser Q-Switched e il più avanzato Pico Laser, che offre tempi di emissione dell’onda laser molto brevi e risulta estremamente efficace. Tuttavia, il dermatologo avverte: “la rimozione richiede più sedute, specialmente per i tatuaggi più estesi o complessi. E non dimentichiamo che ogni tatuaggio, in base alla sua posizione, può comportare rischi per la salute della pelle, come nel caso dei nei non sempre ben visibili.”
Nonostante i progressi in ambito medico, la legislazione riguardante i tatuaggi in Italia resta ancora frammentata. A livello nazionale, infatti, non esiste una legge specifica, ma solo delle linee guida emesse dal Ministero della Salute nel 1998. Alcune Regioni, come Toscana, Lazio e Friuli-Venezia Giulia, hanno adottato normative specifiche, ma il quadro rimane comunque disomogeneo.
Regolamentazione e rischi per la salute: le nuove restrizioni sugli inchiostri per tatuaggi nell'UE
Oltre alle problematiche legate alla sicurezza nell’esecuzione dei tatuaggi, anche alcune sostanze più comunemente utilizzate negli inchiostri hanno allarmato la Commissione Europa circa i rischi per la salute. In particolare, i metalli pesanti e i conservanti, oltre ai composti aromatici presenti negli inchiostri, essendo state identificate come potenzialmente dannose hanno subito una restrizione nell’utilizzo, come indicato nel regolamento (UE) 2020/2081 della Commissione Europea. Tale regolamento, infatti, ha notevolmente ridotto le concentrazioni massime consentite nelle formulazioni degli inchiostri per tatuaggi e trucco permanente di idrocarburi aromatici policiclici o IPA, il cadmio, il nichel, il cromo, e il piombo.
La formazione dei tatuatori è un altro aspetto fondamentale per garantire la sicurezza dei clienti. Secondo la Circolare ministeriale del 1998, i tatuatori devono seguire corsi di formazione che variano da Regione a Regione. Tuttavia, la qualità e la durata dei corsi possono differire notevolmente, con il rischio di creare spesso un quadro di preparazione piuttosto variabile.
Mentre la rimozione dei tatuaggi rappresenta, dunque, una soluzione sempre più diffusa e meno invasiva, è fondamentale affidarsi a professionisti qualificati e rispettare le normative di sicurezza. Per la rimozione, la consulenza di un dermatologo esperto è essenziale per evitare complicazioni e garantire risultati ottimali, soprattutto in relazione alla salute della pelle e alla prevenzione di danni a lungo termine.
Per ulteriori informazioni: https://www.aideco.org/