Mauro Branchini
Il tendine rotuleo è un tendine di grandi dimensioni che si estende dal polo inferiore della rotula all’apofisi tibiale anteriore; e spesso, con una lunghezza media di circa 8 cm e una larghezza di circa 3,5-4 cm; nel suo tratto prossimale è spesso circa 0,4-0,5 cm, mentre nel suo tratto inserzionale distale si riduce in larghezza e si ispessisce (circa 0,5-0,6 cm). La vascolarizzazione del tendine rotuleo è ridotta; la maggior parte è fornita dai vasi del corpo di Hoffa e dalle arterie genicolate inferiori mediali e laterali. Il tendine calcaneare (o tendine di Achille) è un lungo tendine che origina dai muscoli gastrocnemio mediale e laterale e soleo, per inserirsi sulla parte dorsale del tallone. Ha una lunghezza media di circa 15 cm e una forma variabile: largo e piatto nella parte prossimale, fino a un aspetto rotondeggiante-ovalare, con uno spessore massimo di circa 0,5-0,6 cm nel tratto sovracalcaneare; distalmente si appiattisce e si allarga per inserirsi nella parte dorso-mediale del tallone. La vascolarizzazione è assicurata dalle arterie peroneale e tibiale posteriore; nel tratto sovracalcaneare, invece, è scarsamente vascolarizzato.
ECOGRAFIA
L’imaging ecografico (US) è la tecnica di indagine più facilmente e comunemente utilizzata per visualizzare la struttura tendinea. Il tendine rotuleo e il tendine di Achille sono due strutture tendinee di grandi dimensioni, spesso sedi di lesioni, situate al di sotto dello spessore della cute e facilmente visualizzabili con l’ecografia. All’esame ecografico i tendini appaiono come strutture fibrillari compatte e omogenee, prive di lesioni focali, di vascolarizzazione intra- e peritendinea, e in assenza di versamento lungo il peritenonio o nella guaina sinoviale. Il tendine ha una struttura molto robusta e, grazie a circa 2% di elastina nelle sue fibre collagene, è in grado di allungarsi solo un minimo (circa il 4%) rispetto alla sua lunghezza a riposo, ma è capace di accumulare da solo il 70% dell’energia elastica totale dell’unità muscolotendinea. Stiramenti del tendine tra il 4-8% determinano microlacerazioni focali, mentre quelli oltre l’8% causano vere e proprie rotture. I tendini sono l’anello debole della catena osso-tendine-muscolo, perché a causa dell’invecchiamento fisiologico perdono quella piccola quantità di elastina presente nella loro struttura e aumentano la loro rigidità, riducendo la loro resistenza. Al contrario, la struttura muscolare risponde sempre bene all’allenamento, anche negli atleti e lavoratori non più giovanissimi, e determina continui stress meccanici sulle fibre collagene del tendine. La tendinosi è un processo degenerativo della normale struttura tendinea. I primi fenomeni compaiono intorno a 30 anni soprattutto nei tratti tendinei con scarsa vascolarizzazione, con ridotto turnover metabolico e inadeguata capacità riparativa. Il processo viene a velocizzarsi nei pazienti che praticano gravose attività sportive o lavorative, nei pazienti affetti da malattie metaboliche e nei pazienti che assumono corticosteroidi e fluorchinolonici.
Gli aspetti degenerativi dei tendini, rappresentati da quadri di tendinosi, vengono evidenziati con un aumento localizzato o esteso dello spessore del tendine e un aspetto non più compatto delle fibre collagene. Mentre le lesioni focali si evidenziano come piccole aree ipoanecogene nel contesto del fascio tendineo. In una recente review si è visto che lo studio ecografico, in grado di visualizzare piccole anomalie strutturali tendinee, insieme al quadro clinico del paziente e ai referti anamnestici, può essere utilizzato come elemento predittore dello sviluppo di una futura sintomatologia dolorosa a carico del tendine di Achille o del tendine rotuleo, in considerazione del fatto che alcuni aspetti degenerativi della struttura tendinea sono irreversibili. In una popolazione specifica come quella degli atleti o di chi svolge attività fisica gravosa, il riscontro di aspetti degenerativi tendinei da riferire a tendinosi, pur in assenza di sintomi, ha portato, in un arco di tempo variabile, sempre a quadri sintomatici.