Di Michela Beni e Giorgia Corpina
l tendine di Achille è il tendine del nostro corpo che subisce più lesioni, con un’incidenza annuale in continuo aumento. Queste lesioni sono tradizionalmente più comuni nella popolazione maschile, “guerrieri del weekend”, tra i 30 e i 50 anni. L’eziologia dell’ATR (Achilles tendon rupture) è raramente discussa, mentre vengono presi in considerazione diversi fattori di rischio, come sesso maschile, l’uso di corticosteroidi, l’artrite reumatoide, l’assunzione di fluorochinoloni, la dialisi a lungo termine, lo stadio di degenerazione tessutale, la scarsa vascolarizzazione del tendine e una precedente rottura di quest’ultimo sull’arto controlaterale. Le rotture acute del tendine d’Achille sono comuni e possono portare a limitazioni funzionali importanti, con una notevole perdita di forza e resistenza: è una delle lesioni invalidanti più comuni in coloro che praticano sport ad alto impatto, in particolare quelli con l’utilizzo della palla.
EPIDEMIOLOGIA
La rottura dell’AT (Achilles tendon) si verifica più comunemente da 3 a 6 cm prossimalmente all’inserzione calcaneale, con la maggior parte delle lesioni che si verificano durante l’attività sportiva. Nei loro studi, M. Möller et al. (2001) e SA. Nillius et al. (1976) hanno evidenziato una distribuzione anagrafica bimodale della lesione del tendine di Achille, con un primo picco nei pazienti di età compresa tra i 25 e i 40 anni e un secondo picco in quelli di età superiore ai 60 anni. Le lesioni ad alta energia nello sport sono responsabili del primo picco, in questi casi il meccanismo di lesione è classificato in tre possibili scenari: in primo luogo, l’appoggio del peso con l’avampiede in spinta e il ginocchio esteso; in secondo luogo, una dorsiflessione imprevista della caviglia; in terzo luogo, una violenta dorsiflessione di un piede in posizione plantare . Il secondo picco, invece, si verifica negli anziani ed è perlopiù associato a lesioni a bassa energia, come la rottura spontanea del tendine di Achille degenerato o la rottura successiva a una tendinopatia cronica achillea.
DIAGNOSI
I segni di una lesione del tendine comprendono debolezza alla flessione plantare, difficoltà nella deambulazione con carico e zoppia. La diagnosi viene fatta sulla base di un gap palpabile sul sito di lesione e di un test di Thompson positivo. È in più possibile riscontrare una diminuzione della forza nella flessione plantare e un aumento della dorsiflessione passiva della caviglia con una mobilizzazione delicata. Se l’esame fisico è equivoco, per confermare la diagnosi si può ricorrere all’ecografia o alla risonanza magnetica per immagini.
INTERVENTO CHIRURGICO, COMPLICANZE, RECIDIVE
Ogni intervento è accompagnato da un insieme unico di vantaggi e svantaggi. Se gli effetti negativi superano i benefici è una decisione che dipende dalle preferenze soggettive, basata non solo sui risultati attesi, ma anche sugli obiettivi, i valori e le aspettative del paziente.