L’artrosi d’anca è una condizione clinica dolorosa e disabilitante ed è caratterizzata da una progressiva perdita e degenerazione della cartilagine articolare, da una sclerosi dell’osso subcondrale e dalla formazione di osteofiti. Sono questi cambiamenti a livello dell’articolazione che generano dolore, perdita di mobilità e di forza muscolare, limitazioni nelle attività quotidiane e riduzione della qualità della vita. Molti pazienti riferiscono di avvertire dolore durante attività come salire le scale, alzarsi e sedersi sulla sedia e camminare. Durante l’esame obbiettivo, si osserva spesso una riduzione dell’escursione articolare soprattutto nelle direzioni della flessione e dell’intrarotazione, sia come movimenti singoli che combinati. Il dolore è il sintomo principale ma non sempre l’intensità di quest’ultimo è correlato alla gravità del quadro degenerativo che mostra il referto radiografico. La prevalenza della coxartrosi è maggiore nelle donne, rispetto agli uomini ed è correlata all’età e all’obesità. Negli ultimi anni risulta crescente l’interesse nella gestione e nell’approfondimento di questa patologia, poiché la durata della vita media è aumentata, così come anche la tendenza all’obesità; motivo per cui si osserva un incremento del numero di soggetti che svilupperanno artrosi a livello dell’anca.
TRATTAMENTO CONSERVATIVO E TERAPIA MANUALE
Nel trattamento dell’artrosi d’anca i più comuni interventi includono l’educazione al paziente la gestione dell’ Indice Massa Corporea (BMI) e la perdita di peso nel caso del paziente sovrappeso, l’esercizio fisico, la fisioterapia, la terapia farmacologica e la chirurgia. Il trattamento farmacologico dell’artrosi d’anca, prevede l’utilizzo di farmaci contro il dolore, come farmaci antinfiammatori non steroidei (NSAID’s), paracetamolo, tramadolo e infiltrazioni intra-articolari di corticosteroidi. Tuttavia il limite dell’approccio farmacologico è dato in primis dai possibili effetti collaterali. Perciò è stato necessario approfondire anche l’aspetto non farmacologico del trattamento conservativo dell’artrosi d’anca, che ad oggi suggerisce il calo ponderale, l’esercizio terapeutico, l’adesione a programmi di autogestione dei sintomi e la terapia manuale. La terapia manuale viene usata nel paziente con lieve fino a moderato disturbo di artrosi d’anca, con l’obbiettivo di aumentare il Range Of Motion (ROM) e ridurre il dolore. Le tecniche utilizzate mirano al miglioramento dell’elasticità sia della capsula che della muscolatura che circonda l’articolazione al fine di ottenere un miglioramento del ROM articolare, una riduzione del dolore e la possibilità di eseguire in maniera più fluida le attività quotidiane. L’esercizio terapeutico ha lo scopo di migliorare la funzionalità muscolare e anch’esso mira alla riduzione del dolore, al recupero del ROM e dell’abilità nel camminare.
Alcune evidenze documentano come le tecniche di terapia manuale siano efficaci sull’artrosi di anca, grazie alla probabile correlazione con effetti biomeccanici, come l’aumento dell’elasticità della capsula articolare, un effetto sui tessuti molli periarticolari che circondano l’articolazione dell’anca, e neurofisiologici, per l’attivazione del sistema inibitorio discendente, un meccanismo di elaborazione centrale del dolore come risposta fisiologica allo stimolo meccanico. Nonostante i presupposti teorici, non abbiamo prove sufficienti per affermare che la terapia manuale allevi significativamente il dolore o migliori la funzionalità nei pazienti con artrosi d’anca sia nel breve che nel lungo periodo, soprattutto se proposto come unico trattamento. In letteratura ci sono pochi studi che approfondiscono l’utilizzo della terapia manuale nel management del paziente con coxartrosi; alcuni studi riportano risultati promettenti, ma la qualità delle prove è comunque bassa o moderata. Ritroviamo spesso la terapia manuale associata ad altri trattamenti, soprattutto all’esercizio terapeutico, e più raramente la si trova come unico trattamento.
A cura di Primavera M.