Secondo uno studio finanziato dal National eye institute, parte dei National institutes of health, la telemedicina è efficace nello screening della retinopatia del prematuro, una patologia neonatale a elevato rischio di cecità. «L’approccio a distanza potrebbe alleviare la pressione sugli ospedali con accesso limitato agli oculisti migliorando le cure dei...
Nonostante i costi elevati dedicati alle cure mediche, i sistemi sanitari abbondano di problemi: costi insostenibili, esiti sanitari non soddisfacenti,...
La bioetica ha da molto tempo affrontato il tema del contenimento dei costi sanitari e delle modalità di allocazione delle scarse risorse disponibili, sottolineando l’importanza di mantenere una sorta di giustizia distributiva. Ma ora il dibattito si sta spostando da un modello di mero razionamento dei costi verso un concetto etico centrato sull’evitare gli sprechi. Questo cambiamento di approccio ha importanti conseguenze ed implicazioni sulle politiche sanitarie e sulla organizzazione dei servizi.
L’uso di trattamenti basati su solide evidenze cliniche ha contribuito negli ultimi anni a ridurre in modo sostanziale la morbilità e mortalità per malattie cardiovascolari. Il ricorso a terapie farmacologiche altamente efficaci in seguito ad un episodio di infarto del miocardio è oggi altamente diffuso nella realtà degli Stati Uniti. L’implementazione di opportuni indicatori di qualità applicati alla pratica clinica ha fatto sì che i farmaci più appropriati vengano oggi universalmente prescritti; ma ora il problema principale è rappresentato dal fatto che molti pazienti non completano neanche il primo ciclo di terapia o quantomeno dimostrano una scarsa compliance nel tempo al regime terapeutico impostato. Il costo dei farmaci rappresenta uno dei principali fattori che contribuisce ad uno sottoutilizzo dei farmaci. Negli Stati Uniti si stima che 1/3 dei pazienti non completi il ciclo di terapia consigliato o comunque riduca il dosaggio dei farmaci per i costi economici connessi.
Nell’attuale momento di crisi finanziaria i sistemi sanitari debbono diventare più attenti al rapporto costo-efficacia. Nella realtà degli Stati Uniti la spesa sanitaria è di gran lunga più alta (circa il 17% del prodotto interno lordo) rispetto alla media degli Stati Europei (intorno al 10%). Alcune organizzazioni sanitarie americane, che pure erogano una assistenza di alta qualità, hanno dei costi più bassi del 20% rispetto alla media complessiva; ne deriva che se tutto il sistema americano si adeguasse a questi esempi virtuosi la spesa sanitaria complessiva scenderebbe al 13% del PIL, producendo un risparmio di 640 miliardi di dollari.
I rapporti tra chi fa programmazione sanitaria ed i professionisti medici sono spesso tesi e distorti, tali comunque da rendere difficile o forse impossibile una visione condivisa che permetta di ridisegnare un sistema sanitario di qualità e creare un modello organizzativo rivolto a praticare le migliori cure in modo efficiente, compatibile con le risorse disponibili ed al tempo stesso efficace.
Un recente working paper di Pammolli e Salerno (CERM) affronta il tema della standardizzazione dei costi in sanità, proponendo il seguente metodo: vengono selezionate 5 Regioni a statuto ordinario ‘benchmark’ contraddistinte dal rispetto della programmazione finanziaria e dalla qualità delle prestazioni (valutata in base al saldo di mobilità in ingresso). La media della spesa pro capite per fascia di età – di queste Regioni – costituisce lo standard da applicare. Lo scostamento tra spesa storica in ogni Regione e spesa standard nelle 5 Regioni benchmark - per fornire i LEA con efficienza produttiva e qualità delle prestazioni - viene indicato come metodo utile per la governance federalista.
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