Uno studio ha messo in luce i risultati promettenti di un test basato su DNA circolante libero nel sangue per l’individuazione del cancro colorettale in una popolazione a rischio medio
Lo studio rileva che i medici classificano le opinioni dei pazienti come poco importanti nella diagnosi di lupus neuropsichiatrico, una malattia difficile da diagnosticare
L’IA migliora l’accuratezza diagnostica, ma rischia di ridurre le spiegazioni aggiunte alle immagini. Sono le conclusioni di uno studio pubblicato su JAMA Network Open
Il rallentamento cognitivo può essere la firma cognitiva del long-COVID, aprendo la strada a ulteriori ricerche per comprenderne i meccanismi sottostanti
Si chiama Zero-burden Co-Morbidity Risk Score for IPF (ZCoR-IPF), l'algoritmo diagnostico presentato su Nature Medicine come strumento di screening per...
La cura delle malattie croniche rappresenta oggi la sfida principale per i sistemi sanitari di tutto il mondo; tuttavia le organizzazioni sanitarie sono essenzialmente configurate per il trattamento in acuto delle singole patologie e non per affrontare le condizioni cliniche multi-patologiche. Il trattamento dei pazienti con comorbilità (2 o più malattie croniche associate) richiede un approccio globale a tutto campo, con la attivazione di programmi di ricerca clinica dedicata e la progettazione e realizzazione di iniziative di formazione adeguata.
Negli USA, così come nel nostro Paese, la società civile soffre di una sorta di cecità che impedisce di riconoscere l’importanza di modificare l’organizzazione sanitaria a fronte del progressivo invecchiamento della popolazione. Tutti i medici, non solo gli specialisti geriatri, dovrebbero possedere le competenze di base per saper curare i pazienti più anziani. Questa l’affermazione perentoria di Rosanne Leipzig, William Hall e Linda Fried riportata in un articolo recentemente pubblicato sugli Annals of Internal Medicine.
La pubblicazione della consensus conference dell’American Heart Association (AHA) del 2008 provocò un notevole incremento dell’interesse sull’ipertensione resistente (RH), e...
La cardiopatia ischemica (CHD) - come è noto - è una malattia assai frequente nei soggetti anziani ed è associata ad un peggioramento della qualità di vita e ad elevata mortalità. Nei pazienti anziani con CHD molto spesso si riscontrano più malattie croniche associate (nel 79% degli uomini e nel 69% delle donne), con conseguente peggioramento della prognosi (sia in termini di mortalità che di ospedalizzazioni) e con più elevato consumo di risorse sanitarie. In queste situazioni cliniche il peggioramento dell’outcome può essere determinato dalla presenza di complesse interazioni fisiopatologiche tra le differenti patologie associate e dalla difficile gestione e coordinamento delle terapie farmacologiche necessarie. Ciò significa che il processo di ‘decision-making’ diagnostico-terapeutico risulta difficoltoso in termini di scelta delle priorità cliniche da trattare e di armonizzazione dell’approccio terapeutico.
Nella diagnostica del tromboembolismo polmonare (TEP) è fondamentale una pre-valutazione delle probabilità che in quel singolo paziente l’evento trombo embolico...
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