Dopo una revisione delle nuove informazioni sulla sicurezza, il CHMP ha stabilito che non sono necessarie modifiche alla raccomandazione già espressa a novembre
Si tratterebbe dei cosiddetti “granuli di stress”, accumuli di RNA e proteine che interferirebbero con molti meccanismi cellulari. Identificarli potrebbe portare a diagnosi e terapie precoci
I primi risultati sono stati presentati in un convegno organizzato da Iss, Policlinico Gemelli e IRCCS San Raffaele. L’obiettivo è individuare precocemente i pazienti a rischio
Il Presidente Aifa è intervenuto all’Iss per la presentazione dei risultati dello studio che mirava a individuare un insieme di biomarcatori in grado di predire l'insorgenza della malattia
Tra le azioni messe in campo in Italia grazie al rifinanziamento del Fondo Alzheimer per 34,9 milioni figurano alcune strategie di promozione della prevenzione
Il riesame dell’Agenzia europea del farmaco ha concluso che i benefici superano i rischi in una popolazione di pazienti limitata per il trattamento del deterioramento cognitivo lieve
Gli adulti vaccinati regolarmente contro una serie di malattie hanno rischi decisamente minori di sviluppare la malattia: l'ipotesi è confermata da un vasto studio epidemiologico
A tracciare un quadro del trattamento è Federica Agosta, neurologa all’Ospedale San Raffaele di Milano, responsabile di un centro di eccellenza per la malattia neurodegenerativa
Dalla diagnosi precoce alle possibilità terapeutiche “di cui alcune già arrivate negli Usa e in altri paesi”, a livello di malattia di Alzheimer c’è “ottimismo” spiega l'esperto
"Per ridurre il rischio può e deve essere fatto molto di più” afferma Alessandro Padovani, presidente Sin. “Un'esposizione più lunga ai diversi fattori di rischio ha un effetto maggiore”
La Società Italiana di Neurologia in occasione della Giornata Mondiale dell’Alzheimer che si celebra il 21 di settembre fa il punto della situazione su questa importante patologia
L'efficacia del lecanemab è stata dimostrata in uno studio randomizzato su pazienti nelle fasi iniziali della malattia. Questi risultati rappresentano un reale vantaggio per i pazienti e i loro cari?
L'uso combinato di donepezil e memantina aumenta significativamente la probabilità di sopravvivenza a cinque anni nei pazienti affetti da malattia di Alzheimer
Saranno probabilmente pochi i malati di Alzheimer in fase iniziale idonei alla terapia con gli ultimi farmaci che mirano a fermare il progresso della condizione
Si tratta degli inibitori della trascrittasi inversa, comuni farmaci usati nel trattamento dei retrovirus, che hanno anche mostrato una correlazione con una ridotta incidenza e prevalenza di Alzheimer
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