Professione medica
Infermieri
10/07/2024

Assistenza domiciliare infermieristica, più efficace e meno costosa. L’indagine

L’assistenza domiciliare infermieristica funziona. Il 91,7% dei pazienti è soddisfatto e la promuove. Il voto complessivo sulla qualità delle cure ricevute è 9,3/10

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L’assistenza domiciliare infermieristica funziona. Il 91,7% dei pazienti è soddisfatto e la promuove. Il voto complessivo sulla qualità delle cure ricevute è 9,3/10, e sale a 9,4 tra gli anziani. Altra notizia: a garantire l’Adi con personale infermieristico è il 92% delle Asl intervistate e i tempi medi di attivazione sono di 2 giorni. I numeri vengono dall’indagine Aidomus-IT “Il contributo dell’infermieristica per lo sviluppo della territorialità”, promossa dalla Federazione degli ordini delle professioni infermieristiche-Fnopi e curata dal CERSI, che nel 2023 ha interpellato dirigenti sugli aspetti organizzativi, 3949 infermieri del comparto sulle caratteristiche della loro attività e delle condizioni di lavoro e pazienti su qualità e soddisfazione per l’assistenza ricevuta. Partiamo da qui: il 91,7% dell’utenza dichiara di essere sempre stata trattata con cortesia e rispetto, l’86% di aver percepito che gli infermieri si stessero prendendo cura di loro, l’83,3% di essere stata ascoltata attentamente, l’82% di essere stata sempre informata su tempi e modi dell’intervento. Gli over 65 presi in carico sono 49,5 su 1.000: 16,8 di questi soffrono di gravi limitazioni per disabilità e 8,2 sono malati cronici.

Le Asl che si avvalgono di soli infermieri dipendenti sono 71 su 77 aderenti al sondaggio. Il numero medio di attività erogate per Asl (su un totale di 17) è 10,1, sia a Nord sia a Sud. Il percorso per il paziente oncologico è presente nel 40,3% delle strutture e le attività per i cronici sono erogate nel 74%, quelle per gli utenti disabili dal 59,7%. Metà circa delle Asl eroga consulenze infermieristiche specialistiche e i servizi di sanità digitale sono presenti in 52 aziende su 100, 26 erogano Teleassistenza. Vengono erogati nella quasi totalità delle Asl: prelievi ematici, medicazioni semplici e avanzate, somministrazione di farmaci, gestione di device, educazione terapeutica, educazione sanitaria, formazione dei caregiver, monitoraggio e misurazioni delle condizioni di salute, valutazione delle condizioni familiari, cure palliative, procedure clinico assistenziali come gestione del catetere vescicale, gestione della nutrizione e dei dispositivi per la nutrizione enterale. L’83,8% degli infermieri rispondenti ha dichiarato di essere soddisfatto o molto soddisfatto del proprio lavoro. Solo il 20,1% degli intervistati, se potesse, lo lascerebbe entro un anno. Un 37% dichiara un carico di lavoro medio-alto e un 10,3% carico decisamente elevato. Pagina amara il numero di episodi di violenza, il 20,5% dichiara di averne subiti negli ultimi 12 mesi. Il 2,6% ha dichiarato di aver subito una violenza verbale con contatto fisico. Tra chi ha subito episodi di violenza, il 36,9% dichiara di averne subiti tre o più negli ultimi 12 mesi.

Lo studio ha poi calcolato in 138,73 euro il costo giornaliero di un infermiere delle cure domiciliari, fra tempo speso a domicilio (circa 24 minuti ad accesso), viaggio, ritorno in struttura ed attività di back-office su una media di 6,84 accessi/pazienti al giorno. Le stime sono confermate dall’analisi di 12 capitolati di gara in 10 regioni da cui risulta che alle Asl un infermiere costa, anche secondo capitolato d’appalto, 152,12 euro per 6,64 accessi. Se la gestione è a carico del SSN si registra un risparmio. Si risparmia anche in rapporto al tariffario ambulatoriale infermieristico 2023: infatti, il valore della produzione garantita è pari a 636,31 euro al giorno. «È auspicabile implementare modelli che prevedano il coinvolgimento di infermieri con formazione specifica nelle cure territoriali», osserva il Comitato centrale FNOPI. «Riguardo alle necessità espresse dai pazienti, l’indagine ha mostrato un’utenza soddisfatta. L’indagine sulla soddisfazione degli infermieri dimostra una maggiore attrattività del setting domiciliare specifico. I dati rilevati sulle missed care (cure mancate) permetteranno, con approfondimenti futuri, di determinare i predittori delle nursing missed care sul territorio (anche riferiti alla singola attività) con ricadute positive sui costi dell’assistenza in termini di re-ricoveri impropri». L’indagine si è svolta in un contesto dove le Case della comunità sono diffuse nel 27,3% delle Asl mentre i servizi di sanità digitale sono presenti nel 57,1%. Delle 74 Asl rispondenti sul sistema di cartella infermieristica utilizzato, 61 (82,4%) ne hanno una territoriale mista (cartacea e informatica), 8 solo cartacea e 5 solo informatica. «Attraverso case della comunità o unità di degenza infermieristiche –osserva Fnopi– sarebbe possibile incrementare quantità e complessità degli interventi erogati in ambito territoriale, senza il coinvolgimento delle strutture ospedaliere, con un evidente impatto in termini di risposte ai problemi di salute del cittadino e di riduzione dei costi sanitari».

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