1. Nel suo libro EPIGENETICA e PSICONEUROENDOCRINO IMMUNOLOGIA ci sono termini che a molti possono apparire "misteriosi" ma di sicuro affascinanti (epigenetica, immunologia, neurochimica…) perché rimandano allo studio delle scienze della vita: è o sarà questo un approccio alla salute o alla malattia?
1R. Nella seconda edizione del nostro libro (scritto assieme ad Anna Giulia Bottaccioli, medico specialista in Medicina interna e in nutrizione clinica) documentiamo, in modo ampio e con un puntuale dettaglio scientifico, che la PNEI e l’Epigenetica consentono finalmente alla scienza di descrivere le connessioni e i meccanismi con cui tra quello che accade nella psiche di ognuno di noi e la nostra biologia: il cervello, il sistema immunitario, gli ormoni, il metabolismo.
A sua volta, quello che accade nei nostri sistemi biologici trova dei riscontri nella nostra psiche, nel nostro umore, nella nostra vita affettiva.
Si tratta di un avanzamento scientifico epocale, che avrà - anzi dovrà avere - delle conseguenze sulla pratica della cura, sulla medicina e sulla psicologia. Sapere che una sofferenza mentale - che sia questa ansia, depressione, stress cronico o altro - possa intervenire sul sistema immunitario provocando infiammazioni e effetti su vari organi e sistemi modifica l’approccio alla prevenzione e alla cura.
Le persone con sofferenza mentale potranno trovare giovamento non solo da una psicoterapia e/o da altri interventi psicologici ma anche da un piano di intervento medico che controlli l’infiammazione e il metabolismo, tramite la nutrizione antinfiammatoria, la correzione di eventuali carenze di vitamine e di minerali, la promozione dell’attività fisica, l’uso di piante officinali o di altri strumenti di medicina naturale. L’intervento medico e psicologico congiunto è la nuova frontiera della cura di tutte le malattie, non solo di quelle psicologiche.
Questo approccio trova il suo fondamento scientifico, per la prima volta in modo incontrovertibile, nella Epigenetica e nella PNEI.
È questo programma che portiamo avanti nelle nostre pubblicazioni scientifiche internazionali e nazionali, tra cui il libro di cui stiamo parlando e un nuovo libro appena uscito - "La rivoluzione in psicologia e in psichiatria. Il tempo del cambiamento" - che vede l'applicazione del paradigma della PNEI e dell’Epigenetica alla psicologia e alla psichiatria - scritto da me e da Anna Giulia Bottaccioli e pubblicato da Edra.
2. Nel libro sono descritte connessioni con la nostra "immunità" già dal grembo materno: quanto l’imprinting genomico può influenzare il buon funzionamento della nostra vita?
2R. È ormai dimostrato che una condizione di stress o di sofferenza mentale in gravidanza può alterare il sistema dello stress del feto.
Sono documentate alterazioni epigenetiche, descritte nel dettaglio nel libro “Epigenetica e Psiconeuroendocrinoimmunologia”, che riguardano molecole chiave, come la serotonina, il fattore di plasticità cerebrale BDNF e alcune molecole infiammatorie. Queste predispongono all’insorgenza di malattie, nel prosieguo della vita, sia di tipo psichiatrico (disturbi del neurosviluppo come l’autismo e patologie neurodegenerative come la demenza senile o il Parkinson) sia di tipo medico (malattie autoimmuni, cerebrovascolari).
Si può insomma affermare che nella pancia della mamma si attivano le impostazioni iniziali della vita, che possono condizionare nel bene e nel male l’assetto generale dell’organismo.
Attenzione però, niente è determinato in modo assoluto.
Le “segnature epigenetiche” che settano i programmi vitali dell’organismo sono in linea generale reversibili - sono cioè influenzabili da quanto accade nel resto della vita. Una gravidanza difficile può essere recuperata da una cura attenta e da una vita consapevole e il più possibile serena. Epigenetica vuol dire flessibilità del genoma e quindi maggiore libertà di correzione delle nostre debolezze psichiche e biologiche.
3. La PNEI evidenzia quanto sia diretto il collegamento tra psiche e soma: quanto questo crea un sistema psico-immuno-cutaneo?
3R. Sicuramente anche la cute ha il suo sistema dello stress, che opera sia autonomamente sia in collegamento con il sistema centrale dello stress. Fattori fisici di tipo ambientale e stress emozionali attivano il sistema centrale dello stress, che può alterare la fisiologia cutanea tramite il sistema cutaneo dello stress, il quale, a sua volta, può retroagire influenzando il sistema centrale dello stress.
La cute (cheratinociti e melanociti) ha tutto il macchinario enzimatico per produrre gli ormoni dello stress: ACTH e cortisolo. La cute è, quindi, un esteso e integrato network psiconeuroendocrinoimmunitario.
Su questa base è possibile finalmente spiegare le antiche e innumerevoli osservazioni che collegano il distress psichico all’insorgenza e all’aggravamento di patologie cutanee su base infiammatoria.
La skin-brain connection (connessione cervello-pelle), come ormai si è soliti indicare nella letteratura specialistica la reciproca influenza del sistema psiche-cervello e del sistema cute, trova spiegazioni convincenti nella cosiddetta infiammazione neurogenica mediata dallo stress. Le fibre nervose periferiche, infatti, sia di tipo adrenergico e noradrenergico, sia di tipo sensoriale, rilasciano peptidi che possono modulare in senso infiammatorio l’attività del sistema immunitario cutaneo.
4. I cosmetici e i profumi rappresentano sicuramente un beneficio anche per la nostra mente: esistono già neologismi per datare questa evoluzione dell’efficacia di un prodotto cosmetico (psicodermatologia, psicocosmesi, neurocosmesi, psycare). Ma quanto possono influire, secondo lei, i trattamenti beauty sul nostro sistema di organi e quanto l’organo pelle è effettivo testimone del nostro benessere interiore?
4R. I cosmetici e i profumi accompagnano la nostra specie da tempo immemorabile. La loro prima funzione è sicuramente quella di migliorare il nostro aspetto, che è parte della nostra identità sociale.
Devo dire che in questa fase storica noto il diffondersi di una percezione distorta della gradevolezza dell’aspetto, con il ricorso sistematico alla chirurgia e agli interventi estetici che nasconde una estrema fragilità della personalità e una dipendenza patologica dal giudizio altrui. Altro conto è l’uso parsimonioso e consapevole della cosmesi, preferendo prodotti che non contengano in modo rilevante sostanze chimiche che la ricerca ci dice essere sempre più diffuse e pericolose per la salute generale dell’organismo.
Al contrario, dei buoni prodotti possono essere utili non solo all’estetica ma anche alla salute.
In particolare, credo che la ricerca ci chiarirà sempre meglio i meccanismi con cui alcuni profumi possono influenzare positivamente il cervello e da qui l’insieme dell’organismo. Questo perché le vie olfattive seguono un percorso che arriva a interessare parti rilevanti del cervello, ben al di là della corteccia olfattiva. Le vie olfattive sono infatti connesse all’ippocampo, all’ipotalamo, all’amigdala, all’insula, cioè ad aree strategiche del cervello che vanno a regolare non solo la percezione ma anche il sistema dello stress e delle emozioni.
Quando le neuroscienze conosceranno meglio le relazioni tra questi circuiti e l’olfatto, riabiliteremo un senso che una scienza poco evoluta considera minore e che invece, a mio avviso, svolge un ruolo maggiore nella percezione dell’altro, che sia una persona o un ambiente, e quindi nella consapevolezza di sé nelle relazioni sociali, che è uno dei fondamenti della salute.
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