Il gap di comunicazione tra i medici del territorio e l'ospedale rappresenta un "vulnus per il nostro sistema sanitario che va colmato. Una maggiore capacità di dialogo è, infatti, necessaria sia per migliorare la qualità delle cure ai pazienti - ha detto - sia per allentare la pressione sulle strutture ospedaliere". Il tema, emerso da una survey condotta da Fadoi, la Federazione dei medici internisti ospedalieri (Fadoi), e presentata nel corso del suo 29esimo congresso a Rimini, preoccupa anche il ministro della Salute Orazio Schillaci. Riferendosi ai ricoveri impropri, Schillaci ha quindi avvertito che "se non rafforziamo il territorio, mettiamo a rischio la tenuta e la qualità dell'assistenza ospedaliera del Ssn che ancora oggi, nonostante tante difficoltà, è tra i migliori al mondo".
"Questi numeri indicano che in sanità continuare a ragionare per comparti stagni, seguendo la vecchia logica silos, non solo non consente di fare l'interesse del pazienti, ai quali tutti noi abbiamo grande attenzione - ha detto Schillaci in video-collegamento - e che hanno bisogno e diritto a una continuità assistenziale, ma si rivela gravoso per il personale sanitario ospedaliero, a cominciare dai voi medici internisti, e per la sostenibilità del servizio sanitario". Per il ministro, "il Fascicolo sanitario elettronico rientra a pieno titolo tra i facilitatori della comunicazione tra territorio e ospedale. È uno strumento che sta via via entrando nella quotidianità degli operatori sanitari e delle aziende. L'ultima rilevazione effettuata dal ministero della Salute nel 2023 indica che 3 medici di famiglia e pediatri su 4 hanno alimentato il Fascicolo sanitario elettronico, in particolare tramite le prescrizioni sanitarie elettroniche. Un approccio che si sta diffondendo anche nelle aziende sanitarie - evidenzia - Abbiamo la consapevolezza che, se non rafforziamo il territorio, mettiamo a rischio la tenuta e la qualità dell’assistenza ospedaliera del servizio sanitario nazionale che ancora oggi, nonostante tante difficoltà, è tra i migliori al mondo, soprattutto grazie al capitale umano che vi opera. Per ridare slancio alla nostra sanità, stiamo definendo un modello che va oltre la capacità di curare la malattia, per potenziare interventi di prevenzione e di riabilitazione e consentire una presa in carico che permetta di evitare l'evento patologico e di ridurre l'impatto delle conseguenze". Da qui l'importanza della riforma in atto dell'assistenza territoriale. La presenza nelle Case di Comunità di team multidisciplinari, ha spiegato il ministro, "è la risposta più efficace per i bisogni dei pazienti cronici, che rappresentano i maggiori utenti del Ssn, e per arginare la pressione sugli ospedali".
Pesano anche i ricoveri 'sociali': "Non possiamo lasciare che i reparti di medicina interna degli ospedali si trasformino in strutture di assistenza sociosanitaria per pazienti dimissibili ma che non possono andare a casa", afferma il presidente della Federazione delle aziende sanitarie e ospedaliere (Fiaso), Giovanni Migliore. ''Attualmente tra i pronto soccorso e i reparti di medicina interna si crea il maggiore imbuto che allunga i tempi di attesa e aggrava le condizioni di assistenza dei pazienti bloccati in barella in mancanza di un posto letto. ''Non possiamo lasciare che i reparti di medicina interna degli ospedali si trasformino in strutture di assistenza sociosanitaria territoriale", sottolinea. ''C'è poi un 30% degli accessi che non dovrebbe nemmeno arrivare in pronto soccorso ma essere preso in carico dalla sanità territoriale'', aggiunge. Come ha messo in luce l'indagine presentata oggi dalla Fadoi anche la riforma della sanità territoriale con l'istituzione delle Case di Comunità, potrebbe non essere risolutiva. Il Pnrr ha destinato risorse importanti, è necessaria la formazione di nuovi professionisti, medici o infermieri specializzati con competenze avanzate, in grado di assicurare la continuità di cura necessaria ai pazienti fragili. "Le nostre aziende - conclude Migliore - stanno facendo uno sforzo straordinario anche per assicurare lo sviluppo di queste competenze. I corsi sono già partiti in molte regioni e le infrastrutture applicative presto saranno disponibili. Tutti noi abbiamo quindi la grande responsabilità di garantire un reale cambiamento del Ssn, impegnandoci per un maggiore coordinamento degli interventi e per superare anacronistici atteggiamenti corporativi''.