Attualità
Fadoi
13/05/2024

Ogni anno in Italia 2 mln di ricoveri impropri e 6 mld spreco. L’indagine

Nel corso del 29esimo congresso Fadoi, la federazione ha presentato una survey in cui emerge che oltre due milioni di ricoveri impropri ogni anno, con uno spreco di 6 miliardi di euro

medico base

Oltre due milioni di ricoveri impropri ogni anno, con uno spreco di 6 miliardi di euro. Ospedali intasati e pronto soccorso allo stremo, eppure tre ricoveri su dieci si potrebbero evitare se i medici di famiglia si consultassero con i medici ospedalieri. E invece proprio questo 'blackout' di comunicazione territorio-ospedali sta portando a conseguenze sempre più pesanti. A fotografare la situazione è la Federazione dei medici internisti ospedalieri (Fadoi), nel corso del suo 29esimo congresso a Rimini, che, in un'indagine su un campione rappresentativo di tutte le Regioni, rileva come il consulto avvenga in appena il 15% dei casi di pazienti ricoverati, mentre in 8 casi su 10 i pazienti arrivano in reparto senza che si sappia nulla di loro. Anche perché il fascicolo sanitario elettronico è aggiornato appena una volta su cinque. Per Dario Manfellotto, presidente della Fondazione Fadoi, "servono regole chiare e stabilite a livello nazionale che leghino tutta la filiera del Servizio sanitario nazionale. Oggi invece i percorsi di cura sono frammentati e spesso si formano dei colli di bottiglia che intasano le strutture". Per questo, prosegue Manfellotto, "servirà agevolare il percorso casa-territorio-ospedale-post acuzie-riabilitazione-casa, con regole d’ingaggio strette e rigorose. La regìa non la può fare in modo burocratico una 'Centrale operativa territoriale' ma una équipe di professionisti competenti. E poi un ospedale di comunità a 'quasi totale gestione infermieristica' non può funzionare, per cui si rende necessaria una via nuova, che coinvolga gli specialisti dell’ospedale in collaborazione con i medici del territorio, con percorsi assistenziali ben definiti".

In un ospedale italiano su tre, dunque, oltre il 40% dei ricoveri è causato dalla mancata presa in carico del territorio. Appena il 20% dei medici di famiglia, inoltre, aggiorna il fascicolo sanitario elettronico e i consulti con i medici ospedalieri sono rari o inesistenti nell'85% dei casi. Ma, in occasione del suo 29/mo congresso nazionale a Rimini, Fadoi punta i riflettori anche su un altro fenomeno, legato sempre ai ricoveri impropri: sono in media il 20% quelli di natura 'sociale' più che sanitaria. Ossia di pazienti che si sarebbero potuti assistere anche a casa se solo esistesse un servizio di assistenza domiciliare o una rete familiare in grado di accudirli. Ospedali e sanità territoriale, affermano i medici internisti, rappresentano dunque due mondi quasi incomunicabili che finiscono per generare accessi impropri ai pronto soccorso e ricoveri evitabili. Partendo dai ricoveri 'sociali', più nel dettaglio, questi rappresentano il 20% del totale nel 31,7% delle strutture interpellate mentre la quota supera il 30% nel 15,4% degli ospedali e il 40% nel 4,7% degli stessi, per una media di un ricovero su 5. Nel 34,1% delle strutture si sarebbero invece potuti evitare un buon 30% dei ricoveri con una migliore presa in carico dei pazienti nel territorio. Percentuale di ricoveri impropri che è di più del 40% nel 33,7% dei nosocomi, mentre in altre realtà ospedaliere la quota di ricoveri evitabili oscilla fra il 10 e il 20%. Solo l'1,8% non segnala ricoveri impropri per carenze della sanità territoriale. Variegate le azioni che a giudizio dei medici internisti ospedalieri avrebbero potuto evitare ai pazienti di soggiornare in reparto. Per il 32,6% servirebbe un maggior rapporto tra ospedale e territorio, per un altro 32,4% una maggiore offerta di assistenza domiciliare integrata, per il 21% basterebbero le nuove case e ospedali di comunità e per il 13,9% sarebbe necessaria una apertura più continuativa degli studi dei medici di famiglia.

Per comunicare, pur senza parlare uno strumento ospedale e territorio ce l'avrebbero - ricorda Fadoi - ed è il fascicolo sanitario elettronico, che dovrebbe contenere tutta la nostra storia sanitaria, dalle patologie che ci affliggono alle terapie che assumiamo al momento di finire in ospedale. Peccato che i medici del territorio, anche per farroginosità burocratiche, non riescano ad aggiornarlo nel 39,3% dei casi o lo facciano raramente nel 41% dei casi. Le stesse alte percentuali si ritrovano quando si tratta di rilevare il dialogo tra medici ospedalieri e territoriali. I primi nel 71% dei casi si consultano solo raramente con i medici di famiglia e gli specialisti ambulatoriali quando un paziente viene ricoverato, mentre per il 13,7% il consulto non avviene proprio mai. Si verifica invece abbastanza frequentemente appena nel 15% dei casi. La consulenza si attiva sempre appena lo 0,2% delle volte. Rispetto alla riforma della sanità territoriale, con i previsti ospedali e Case di comunità, la Fadoi mostra tuttavia molte perplessità: "L'indagine dimostra numeri alla mano lo scollamento pressoché totale tra ospedale e territorio. Anacronistico in un Paese che invecchiando vede aumentare il numero di pazienti cronici con poli-patologie che richiedono una presa in carico globale - afferma il presidente Fadoi, Francesco Dentali - e purtroppo, come segnalano a larga maggioranza i nostri medici, questa frattura non sarà ricucita dalla riforma della sanità territoriale finanziata con i soldi del Pnrr, che ha disegnato le mura delle nuove strutture, senza definire chi ci lavora e come si rapportino con l'ospedale".

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