Internazionalizzazione e formazione per i giovani gastroenterologi: sono alcuni degli obiettivi dell’Associazione italiana gastroenterologi ed endoscopisti digestivi ospedalieri (Aigo). A parlarne a Sanità33 è Massimo Bellini, direttore della UOC di Gastroenterologia dell’azienda ospedaliera universitaria Pisana, da poco nominato presidente dell’Aigo.
Con oltre 2.000 specialisti aderenti in Italia, Aigo è una delle più importanti associazioni del settore insieme a Sige (Società italiana di gastroenterologia) e Sied (Società italiana di endoscopia digestiva), con le quali forma la Federazione italiana società malattie apparato digerente (Fismad). “La caratteristica di Aigo – spiega Bellini - è quella di essere estremamente rappresentata sul territorio con sezioni regionali e questo ci permette di essere in contatto sia con le realtà più grandi, che con quelle periferiche”. Questo aspetto, secondo il neopresidente Aigo, può essere utile per affrontare anche i problemi organizzativi a livello di carenza di personale e di mezzi, a vantaggio dei pazienti.
A proposito delle linee di sviluppo del mandato, Bellini precisa che “saranno nella continuità di chi mi ha preceduto. Andremo a rafforzare la nostra associazione a livello regionale, ma anche a lavorare sull’internazionalizzazione”. Aigo fa parte della Federazione europea di gastroenterologia e il lavoro della società scientifica “è molto apprezzato in Europa – sottolinea il gastroenterologo -, soprattutto per quel che riguarda la green gastroenterology, che mira a usare meno risorse, sfruttandole meglio”. Accanto a questo, vi è il capitolo della formazione, con l’Aigo che finanzia tante borse di studio destinate ai giovani gastroenterologi. Mentre per quel che riguarda lo sviluppo territoriale della sanità, Bellini osserva che la sua percezione è che il processo si sia un po’ rallentato: “Negli anni passati ci è stato chiesto di elaborare linee guida insieme ai medici di famiglia, anche con urgenza - sottolinea Bellini -. Purtroppo, vedo un certo rallentamento e questo preoccupa perché, se non cominciamo a lavorare in modo coordinato con i medici sul territorio avremo un impatto devastante sul Pronto soccorso”. Per invertire la rotta, secondo l’esperto bisogna investire di più in sanità. “Se non rinnoviamo il personale, con molti colleghi che andranno presto in pensione – conclude Bellini-, l’effetto è che chi rimane lavorerà in condizioni sempre più difficili”.