Un ampio studio coordinato da Maria Luisa Faquetti dell'Istituto di scienze farmaceutiche di Zurigo, in Svizzera, pubblicato di recente sul British Journal of Clinical Pharmacology, ha fatto luce sulla prevalenza di prescrizioni potenzialmente inappropriate (PIP) tra i pazienti appena trattati per il diabete di tipo 2 nel Regno Unito, con particolare attenzione alla polifarmacoterapia e alle fasce d'età.
Il team di ricerca ha valutato l'incidenza delle PIP utilizzando i criteri Beers 2015 dell'American Geriatrics Society per i pazienti anziani (≥65 anni) e i criteri PROMPT per quelli di mezza età (45-64 anni), confrontando i dati di 28.604 individui avviati a trattamenti antidiabetici non insulinici (NIAD) tra il 2016 e il 2019. Il risultato più allarmante è stata l'alta prevalenza di PIP in entrambe le fasce d'età nei pazienti in polifarmacoterapia, con il 39,6% degli anziani e il 22,7% degli adulti di mezza età esposti ad almeno una prescrizione potenzialmente inappropriata. In particolare, l'uso prolungato di inibitori della pompa protonica (PPI) negli anziani e l'assunzione di oppioidi forti senza lassativi nei pazienti di mezza età in polifarmacoterapia sono emersi come quelle più frequenti, rispettivamente all'11,1% e al 4,1%.
Questi dati evidenziano la necessità critica di una revisione delle terapie mediche nei diabetici, specialmente se in polifarmacoterapia: "L'avvio della terapia con trattamenti antidiabetici non insulinici nei pazienti in polifarmacoterapia dovrebbe innescare una revisione completa delle terapie per ottimizzare le prescrizioni" spiega infatti Faquetti.
Questa ricerca aggiunge una voce critica al dibattito sulla gestione ottimale del diabete di tipo 2, sollecitando una maggiore attenzione alla sicurezza e all'adeguatezza delle prescrizioni farmacologiche.
British Journal of Clinical Pharmacology 2024 http://doi.org/10.1111/bcp.16018