I medici di famiglia vorrebbero uscire dalla convenzione anche prima dei 70 anni. L'osservatorio conti pubblici paventa che entro il 2028, in 20 anni, 25 milioni di italiani avranno perso il medico di famiglia, in quanto 18 mila medici usciranno di scena. Attenzione: questo se i medici si pensionassero a 70 anni, età canonica d'uscita dalla convenzione. Ma stanno andando via prima. Crescenti richieste di conteggi all'Enpam partono dai 63-64 anni. «Lo stress quotidiano ed il burn-out, causa dello scadimento della qualità della nostra vita e del lavoro, rischiano di contribuire a smantellare il medico della persona. Ci riusciranno se non miglioriamo la qualità della vita nostra e delle nostre famiglie. Ma rispetto a qualche anno fa abbiamo più mezzi per tutelare la nostra salute, l'integrità psicofisica, il patrimonio, la vita familiare», dice
Maurizio Scassola, protagonista nella seconda giornata dei lavori della tavola rotonda su "Rischio clinico, Responsabilità Professionale, Previdenza Complementare e Copertura Sanitaria Integrativa". In particolare, la categoria fa un passo importante con la proposta di una copertura sanitaria integrativa che sostiene prestazioni erogate da medici per medici. «La Mutua della quale Fimmg è promotore è Salute Mia, società di mutuo soccorso dei medici e degli odontoiatri.Nata nel 2015 ad opera della Fondazione Enpam, oggi guidata da Gianfranco Prada (ex Presidente ANDI), offre agli iscritti Piani Sanitari per i casi di infortunio, malattia, invalidità temporanea, sussidi alla genitorialità e piani specifici per studenti in Medicina», spiega Scassola. «I servizi, rivolti ai medici ed ai loro familiari, vanno dall'offerta di esami in convenzione all'erogazione di sussidi per spese sanitarie sostenute per servizi di assistenza familiare. Opportunità da non perdere e verso le quali promuoviamo un ciclo di incontri, anche in collaborazione con gli OMCeO (il prossimo è il 14 ottobre all'Ordine di Venezia) rivolti a sensibilizzare gli iscritti».
Altri timori si appuntano sulla responsabilità professionale. La legge Gelli-Bianco non ha intaccato il numero di cause civili e penali nelle quali la categoria è chiamata a rispondere a seguito di sinistri. Né ha risolto un punto chiave: se i medici sono obbligati a coprirsi, le compagnie non sono obbligate ad assicurarli. «Non è tutto. Ci stiamo accorgendo che solo una parte degli assicurati leggono con attenzione l'informativa precontrattuale e i contratti assicurativi, ed ha una scarsa conoscenza di ciò che queste possono offrire loro in termini di protezione» dice Stefano Gargani Consulente della Fondazione Enpam e componente della commissione Fimmg AssiPre (Assicurazione e previdenza) della Fimmg. «In Italia manca una cultura della gestione del rischio individuale; si pensa che in qualche modo il dipendente sia coperto dalla polizza dell'ente da cui dipende o al quale è convenzionato. Nulla di più lontano dalla realtà: dovrebbe assicurarsi ogni medico del Servizio sanitario, e tuttora alcuni professionisti non lo sanno. E non si dovrebbe assicurare la sola responsabilità professionale. Il medico è clinico, gestisce studio e dipendenti ma anche l'assistenza domiciliare: situazioni urgenti in cui prende l'auto e si reca a casa del paziente per una visita, rischiando di suo, sul suo mezzo. Accanto ad una polizza Rc professionale sarebbe dunque bene valutare una copertura per la responsabilità del capofamiglia, dai costi spesso irrisori, estensibile magari agli altri familiari o alla copertura per l'invalidità permanente o in casa di decesso a seguito di infortunio. Di fronte a questioni che emergono anche per il crescente interessamento della categoria - sottolinea Gargani - siamo chiamati a creare un'attenzione, e a guidare il medico ad una sottoscrizione consapevole dei contratti assicurativi, anche per trasformarlo in controparte attiva dell'assicuratore, capace di pretendere polizze ben scritte, semplici da capire, quali spesso sono negli altri paesi europei (Regno Unito, Francia, fino alla Repubblica Ceca dove c'è un quadro legislativo molto avanzato)».
Terzo tema, la formazione alla previdenza complementare. Un ambito, il "secondo pilastro pensionistico", dove si affacciano nuvole oscure. «La congiuntura demografica italiana vede una continua decrescita della popolazione dovuta sia alla scarsa natalità sia all'invecchiamento della popolazione (siamo la nazione con indice di vecchiaia più alto in Europa), oltre alla bassa percentuale di lavoratori rapportata alle classi di età di popolazione in età da lavoro (siamo al 60% di lavoratori quando in Europa la media è 80%). Ciò comporterà ulteriore stress al nostro sistema pensionistico pubblico. Anche i medici sono sottoposti a questi rischi, per i bassi tassi di sostituzione. Urge dotarsi al più presto di una tutela complementare di pensione integrativa per adeguare il futuro reddito e riportarlo a quello raggiunto in età lavorativa», dice
Carlo Maria Teruzzi, presidente di Fondo Sanità. Lo stesso Teruzzi e Gigi Tramonte (Fimmg Palermo) terranno sull'argomento una sessione venerdì pomeriggio ("Previdenza complementare, opportunità o necessità per le giovani generazioni?").
«FondoSanità -spiega Teruzzi- è strumento adeguato, considerando gli alti rendimenti ottenuti in questi anni, con una performance che gli ha permesso di essere riconosciuto come miglior Fondo Pensione Complementare Italiano. Alla previdenza occorre pensare da giovani: di qui l'invito rivolto alle nuove generazioni di medici e odontoiatri».