I farmaci biologici sono efficaci nella gestione dell'asma, quando implementati come parte di una strategia di follow-up pianificata, volta a ottimizzare e mettere a punto la terapia. È quanto dimostrano i risultati di uno studio pubblicato sugli "European Annals of Allergy and Clinical Immunology", giornale ufficiale dell'Associazione Allergologi Immunologi Italiani Territoriali e Ospedalieri (AAIITO), pubblicato da Edra. La ricerca, condotta da un gruppo di clinici coordinati da
Maria Beatrice Bilò, dell'Ospedale Universitario Ospedali Riuniti e dell'Università Politecnica delle Marche di Ancona, si è basata sui dati del Registro Italiano sull'Asma Grave (IRSA). «L'asma colpisce milioni di persone in tutto il mondo, con un sottogruppo che soffre di asma grave» premettono gli autori. «I farmaci biologici hanno rivoluzionato il trattamento dell'asma grave, ma rimangono sfide nella gestione di diversi tipi di paziente ('tratti'). Questo studio ha analizzato i dati del Registro Italiano sull'Asma Grave per studiare i cambiamenti nelle caratteristiche dell'asma grave e nell'efficacia dei trattamenti dopo un anno di follow-up e per identificare i fattori associati alla risposta ai trattamenti in un contesto reale» (real life).
I dati sui pazienti con asma grave con un anno di follow-up sono stati dunque estratti dall'IRSA. Il controllo dell'asma, le esacerbazioni, la funzione polmonare e i trattamenti sono stati valutati al follow-up e analizzati rispetto alle caratteristiche basali.
Dopo un anno di follow-up, sono stati osservati notevoli miglioramenti in tutti gli esiti dell'asma grave dei pazienti inclusi (n = 570). «L'efficacia delle terapie biologiche è stata particolarmente evidente, in quanto hanno contribuito in modo significativo a questi esiti positivi» specificano Bilò e colleghi. Inoltre, alcuni fattori sono risultati associati al miglioramento, vale a dire il fenotipo T2 (infiammazione di tipo 2, bassa o alta a seconda del numero degli eosinofili), la conta degli eosinofili al basale (Bec) e l'area di residenza. Al contrario, fattori di rischio erano le comorbilità (obesità, malattia da reflusso gastro-esofageo) e la scarsa funzionalità polmonare. In particolare, i pazienti scarsamente responsivi ai biologici hanno mostrato un livello inferiore di istruzione, Bec ed esacerbazioni e una maggiore frequenza di atopia e un punteggio ACT (Asthma Control Test) superiore a 20.
Oltre a dimostrare l'efficacia dei biologici nella gestione dell'asma in generale, concludono gli autori, lo studio evidenzia l'importanza di considerare tratti chiave come il fenotipo T2, la Bec, il livello di istruzione e le comorbilità quando si adatta il trattamento per i pazienti con asma grave. «Nel complesso» sottolineano infine Bilò e colleghi «questo studio contribuisce a migliorare la nostra comprensione della gestione dell'asma grave e a guidare lo sviluppo di approcci terapeutici personalizzati per i pazienti con questa patologia».
Al lavoro hanno partecipato ricercatori di molti centri italiani appartenenti al Gruppo di studio di follow-up IRSA: Istituti Clinici Scientifici Maugeri IRCCS, Divisione di Malattie Polmonari e Riabilitazione Respiratoria, Istituto di Bari; SOS Allergia e Immunologia Clinica, USL Toscana Centro, Prato; Unità Operativa di Pneumologia e Fisiopatologia Respiratoria, Ospedale A. Cardarelli, Napoli; Unità Operativa di Pneumologia, Ospedale di Bussolengo, ULSS 9 Scaligera, Villafranca, Verona; Unità di Allergia, Casa della Salute di Scilla, Reggio Calabria; Unità Polmonare, Azienda Ospedaliero-Universitaria Integrata di Verona.
Eur Ann Allergy Clin Immunol. 2023;55:199-211. doi: 10.23822/EurAnnACI.1764-1489.304. [Epub ahead of print]
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/37462932/