
Ben 3 persone su 10, nel mondo, non sono in grado di accedere ai servizi sanitari essenziali e quasi 2 miliardi di persone affrontano, per curarsi, una spesa «che porta spesso alla povertà intere famiglie». È l'allarme lanciato dall'Organizzazione mondiale della Sanità a pochi giorni dalla Giornata mondiale della Salute, il 7 aprile, e l'anniversario dei suoi 75 anni di attività. «Health For All», ovvero salute per tutti, è lo slogan scelto quest'anno per la giornata e che sintetizza l'obiettivo dell'Oms, quello di far sì che tutte le persone godano di buona salute e abbiano accesso alle cure essenziali.
Tuttavia, «il Covid-19, le crisi umanitarie e climatiche, unite a problemi economici e guerre, hanno rallentato il percorso, spiega l'agenzia guidata da
Tedros Adhanom Ghebreyesus. Il diritto alla salute, ricorda l'Oms, è un diritto umano fondamentale e «tutti devono avere accesso ai servizi sanitari di cui hanno bisogno quando e dove ne hanno bisogno senza difficoltà finanziarie». Ma, ad oggi, «il 30% della popolazione mondiale non è in grado di accedere ai servizi sanitari essenziali» e «quasi 2 miliardi di persone affrontano una spesa sanitaria catastrofica o tale da impoverirle completamente, con disuguaglianze che colpiscono soprattutto coloro che si trovano nei contesti più vulnerabili».
Fondata nel 1948, l'Oms ha portato avanti in 75 anni numerose battaglie, dalla diffusione su larga scala degli antibiotici, nel 1951, alla lotta, attuale, contro i superbatteri che non rispondono più a questi farmaci. Determinante il suo ruolo nella campagna vaccinale globale per l'eradicazione della poliomielite e per quella contro il vaiolo, vinta nel 1980. Tra le battaglie, quella per la promozione dell'allattamento al seno, del vaccino contro il papilloma virus (Hpv) e della contraccezione di emergenza, così come la lotta contro il tabacco, l'eccesso di sale e gli incidenti stradali. Con l'obiettivo di porre fine all'Aids entro il 2030, l'organizzazione ha portato da 7,8 milioni nel 2010 a 28,7 milioni nel 2021 le persone con Hiv in cura con antiretrovirali. Portando la vaccinazione contro il morbillo in Paesi in via di sviluppo ha evitato 21 milioni di morti dal 2000 al 2017. Nel 2021 ha approvato il primo vaccino contro la malaria, malattia che uccide oltre 400.000 persone l'anno, soprattutto bimbi.
Nonostante ciò, non sono mancate critiche. Nel 2009, lo scoppio della pandemia suina o H1N1, vede l'Oms a lavoro per sviluppare vaccini antinfluenzali in tempi record, ma tra tante polemiche, acuite con l'inchiesta del British Medical Journal che mostra rischi di salute 'gonfiati' per giustificare vendite. Fino ad arrivare a una gestione del Covid-19 ritenuta da più parti inadeguata, con accuse che si sono concentrate sul ritardo con cui è giunta la dichiarazione di pandemia, ovvero l'11 marzo 2020, quando vi erano già 100mila casi e 4mila morti in più di 100 Paesi; per non parlare dei cambi di rotta sull'uso di mascherine e la poca fermezza nei confronti della Cina sull'origine del Sars-Cov-2. Di qui l'appello ad una riforma profonda dall'agenzia, sotto la pressione di diversi Paesi e organizzazioni, incluso il G7. Mentre si lavora alla riforma del Regolamento sanitario internazionale, una delle ultime campagne dell'Oms, lanciata al 5/mo Forum Globale sugli operatori sanitari, in corso a Ginevra dal 3 al 5 aprile, è quella di aumentare, in ogni Paese, il personale sanitario laureato dell'8-12% l'anno. Un appello che incrocia la strada del governo italiano, le cui intenzioni, come ribadito dal ministro dell'Università
Anna Maria Bernini, sono quelle di ampliare fino al 30% gli iscritti alla Facoltà di medicina.