La FIRA (Fondazione Italiana per la Ricerca sull'Artrite) fa il punto sui diversi studi scientifici dedicati a indagare il rapporto tra vaccinazione contro il virus SARS-COV-2 e le malattie autoimmuni reumatologiche.
Per chi soffre di malattie reumatologiche ed è in cura con terapie immunosoppressive quanto è efficace la vaccinazione contro il SARS-COV-2? Per quanto tempo mantiene un buon livello di protezione? Con quale frequenza si dovrebbe vaccinare? Queste sono alcune domande a cui cerca di dare risposta la FIRA.
Le malattie reumatologiche sono patologie croniche che hanno pesanti riflessi sulla qualità di vita dei malati. In Italia si stimano più di 5 milioni i pazienti affetti da malattie reumatologiche con un costo di circa 20 miliardi all'anno.
Non era chiaro, per esempio, se tutti i farmaci usati per il trattamento delle malattie infiammatorie reumatologiche consentissero un'adeguata risposta vaccinale, quanto durasse la copertura immunitaria in quei soggetti che assumono una terapia immunosoppressiva, o se le persone affette da malattie infiammatorie reumatologiche dovessero essere vaccinate più frequentemente. In particolare, gli specialisti si chiedevano se alcuni farmaci dovessero essere sospesi prima, durante o dopo la vaccinazione. I risultati recentemente pubblicati hanno fornito risposte ad alcune di queste domande.
Uno studio pubblicato Lancet Rheumatol. dal prof. Wieske e collaboratori, ha analizzato la risposta immunitaria dopo seconda e terza vaccinazione contro SARS-Cov-2 in un'ampia coorte di individui con varie malattie infiammatorie croniche, come Artrite Reumatoide, spondiloartrite, malattie del tessuto connettivo e vasculiti, in terapia con immunomodulatori ad azione sistemica e/o farmaci immunosoppressori da soli o in combinazione. Gli studiosi hanno dimostrato che la risposta al vaccino non variava a seconda delle diverse malattie e che nonostante le concentrazioni nel sangue di anticorpi anti-SARS-cov-2 erano moderatamente inferiori rispetto ai soggetti sani, non vi era alcuna differenza nella capacità neutralizzante e nell'abilità di generare una risposta immunitaria rapida e sufficiente al virus. Tuttavia, lo studio ha mostrato anche che la produzione di anticorpi diretti contro il virus si ottiene meno frequentemente se il paziente è in trattamento con farmaci come il rituximab, anche se la vaccinazione viene ripetuta.
Un altro studio pubblicato sulla stessa rivista dal prof. Jyssum e collaboratori ha esaminato la risposta immunitaria in pazienti affetti da Artrite Reumatoide ripetutamente vaccinati per SARS-cov-2 e in terapia con rituximab, confermando che hanno una ridotta attivazione della produzione di anticorpi verso il virus, ma evidenziando che ben il 75% circa degli individui aveva comunque una risposta cellulare anti-SARS-Cov-2. Lo studio ha però anche rilevato che la capacità di reagire e produrre anticorpi era dipendente dall'intervallo di tempo trascorso dall'ultima somministrazione del farmaco.
La vaccinazione risulta quindi, conclude la FIRA, efficace e raccomandata.
Il prof.
Carlomaurizio Montecucco, presidente di FIRA e Ordinario di Reumatologia, Direttore del Dipartimento di Medicina Interna e Terapia Medica dell'Università di Pavia, direttore Struttura Complessa di Reumatologia al Policlinico S. Matteo, sottolinea "Grazie agli ultimi studi i reumatologi possono valutare meglio come organizzare terapie e vaccinazione in soggetti in trattamento per diverse patologie reumatologiche con farmaci diversi, personalizzando l'approccio. Gli investimenti nella ricerca scientifica restano quindi fondamentali a tutto campo sia nel fronteggiare le emergenze sia nell'ampliare sempre più la comprensione dei meccanismi delle malattie, migliorando il loro trattamento".