
Quanto prende un medico per vaccinare contro il Covid-19? Un quotidiano nazionale titola che il compenso è di 80 euro lordi orari, ma la cifra non è esorbitante. Non solo bisogna togliere contributi e tasse, ma a seconda del tipo di contratto del medico tutti i compensi si spiegano e nessuno è fuori norma. Lo ha spiegato
Stefano De Lillo vicepresidente dell'Ordine dei Medici di Roma in un'intervista ad Agenzia Dire, sottolineando come i medici convenzionati prendano 12,32 euro a vaccinazione, comprensiva di prima dose più richiamo.
Lo ricorda
Giammaria Liuzzi coordinatore dell'Associazione Liberi specializzandi riguardo ai medici che collaborano ai grandi hub vaccinali. «Sono tre le categorie coinvolte nelle vaccinazioni: i dipendenti ospedalieri, i medici specializzandi, e i colleghi ingaggiati in forza del bando Arcuri del 27 dicembre 2020 e di qualche bando regionale. Nel primo caso - sottolinea Liuzzi - il personale è pagato per ore in attività aggiuntiva 80 euro lordi in base al comma 464 della Finanziaria che stanzia 100 milioni per attività extra come le vaccinazioni; gli specializzandi sono ingaggiati per un tot di ore a latere della formazione a 40 euro orari ("omnicomprensivi di tutti gli oneri fiscali e previdenziali" in forza del protocollo con il governo del 5 marzo scorso; poi c'è l'avviso Arcuri del 27 dicembre che per 3 mila medici e 12 mila infermieri prevede un ingaggio a tempo definito pari rispettivamente al contratto del medico dirigente, 6300 euro mensili lordi, o del sanitario del comparto, 3077 euro mensili lordi; per il reclutamento si passa per un'agenzia di lavoro interinale che prende un 5%, ma anche al netto di tutte le spese "accessorie" si tratta della chance più conveniente perché avvicina all'attività di reparto e ne hanno fruito fin qui 5 mila giovani medici» (su 14 mila domande ndr).
Ci sono peraltro aziende sanitarie che approfittando della presenza di medici fuori dei bandi ingaggiano con contratti libero professionali a partita Iva a prezzi inferiori, Als sul tema è molto chiara: «La pandemia ha contribuito a creare una congerie di contratti, con compensi anche distanti da quelli "ordinari"», spiega Liuzzi. «Si pensi che il medico dell'Unità speciale di continuità assistenziale che assiste i pazienti Covid a domicilio prende 70 euro lordi/ora contro i 22 del collega di continuità assistenziale "ordinaria". Come Als invitiamo i colleghi a fare una riflessione sul tipo di contratto e sul riflesso ai fini della tassazione e soprattutto previdenziali; specie ove l'attività vaccinale dovesse protrarsi, a parità di contenuti lavorativi i contratti libero professionali sono meno convenienti. Tanto più che i medici specializzandi hanno ottenuto un accordo a 40 euro l'ora partendo da una condizione in cui si dovevano assegnare loro solo crediti formativi: di innesti c'è bisogno, e in tutte le branche del servizio sanitario, anche nei reparti no-Covid».
È anche vero che le strutture fanno di tutto pur di contenere le spese: le pubbliche cercano di riportare l'attività vaccinale del personale ospedaliero all'attività ordinaria, le private chiamano gli specializzandi, qualche regione non retribuisce al pari dello specializzando il medico del triennio di formazione in medicina generale perché "sta imparando". «Ho vaccinato in un hub pubblico e in uno privato trovando innanzi tutto molti colleghi pensionati che, pur non pagati (così da evitare che l'Inps sospenda la pensione), si adoperano gratuitamente per la campagna: lo sentono come dovere deontologico in un contesto di mobilitazione "da guerra"», spiega un medico "anonimo" lombardo. «Negli hub pubblici, sono operative sia linee gestite da aziende ospedaliere sia linee gestite da facoltà universitarie. Le linee che fanno capo ad Asst sono gestite con personale dipendente che svolge attività istituzionale retribuita come normale turno di lavoro, espletato anziché nell'ospedale cittadino in struttura diversa, magari lontana. Se gli stessi medici sono impiegati in turni che dovevano essere di riposo o nei giorni festivi, la loro attività è remunerata come "aggiuntiva"». Sono gli 80 euro lordi che non hanno alcuna connessione con l'attività istituzionale, non sono ore straordinarie, vanno dichiarate come libera professione - oltre una certa soglia - in quota B Enpam. In alcune regioni, ai dipendenti si aggiunge l'impegno di specialisti ambulatoriali Asl a paga oraria. «Le linee "universitarie" invece - continua l'anonimo medico - almeno qui in Lombardia fanno molto ricorso agli specializzandi: il protocollo di marzo ipotizza un impiego fuori orario di studio, tipo 15 ore a settimana cioè 600 euro settimanali lordi. Infine, gli hub delle cliniche private essendoci minor disponibilità di medici dipendenti (prevalgono i liberi professionisti a partita Iva) e di infermieri, spesso impiegati a tempo pieno nell'attività istituzionale, fanno ricorso a sanitari del Bando Arcuri o del Protocollo specializzandi. La spesa di queste strutture si fa così sostenibile e, a fronte di un lavoro ben organizzato e ben incastrato nella giornata, il collega porta a casa 3 mila euro in un mese».
Mauro Miserendino