giu12021
Specializzandi, via al bando per il test. Parlamento valuta vincoli a scelta di sede e tipo di scuola
Dalla scorsa settimana e fino alle 15 di giovedì 3 giugno è possibile accedere al portale universitaly.it per iscriversi al
test di ingresso alle
scuole di specializzazione di area sanitaria, anno accademico 2020/21. Lo prevede il decreto del direttore generale degli ordinamenti della formazione superiore e del diritto allo studio - pubblicato sul sito del Ministero dell'Università, che fissa Il test il prossimo 20 luglio nelle sedi regionali individuate; la prova si svolgerà in modalità informatica come di consueto da qualche anno e consisterà in 140 quesiti a risposta multipla, ciascuno con 5 possibili risposte, da risolvere in un tempo massimo di 3 ore e mezza.
Per chi sarà ammesso, la data fissata per l'inizio delle attività didattiche è il 1 novembre. Anche quest'anno sarà formata una graduatoria unica nazionale e ogni studente potrà indicare un numero di sedi di destinazione dove recarsi senza limiti nemmeno per la scelta delle tipologie di scuola. Chi si piazza più in basso e trova "occupata" la sede preferita potrà attendere eventuali rinunce di studenti assegnati posti in graduatoria più in alto di lui per tentare di approdare al posto ambìto, ma gli "slittamenti" dovranno fermarsi entro ottobre. I posti disponibili per ciascuna Scuola attivata saranno indicati con successivi provvedimenti integrativi del bando come nel 2020 e 2019: ciò in larga parte dipende dal fatto che le Regioni devono integrare il fabbisogno con i contratti da esse finanziati. Per perfezionare la domanda ci sarà tempo fino a 7 giorni dopo la pubblicazione del decreto che suddivide i contratti per tipo di scuola e sede. I posti disponibili dovrebbero essere in tutto 15mila e i candidati si stimano intorno ai 20mila, con 3 possibilità su 4 "teoriche" di entrare in una scuola. «Rispetto al passato c'è un aumento dei contratti anche grazie ai fondi previsti con il Next Generation EU che consente di aggiungere altri 4200 contratti, dunque le chance sono maggiori che in passato», dice
Federica Viola, neo-presidente Federspecializzandi. «Tuttavia, lo sforzo fatto resta insufficiente per iniziare a colmare l'imbuto formativo costituito dai tanti giovani colleghi che ogni anno restano fuori dalle scuole».
Dal prossimo anno il meccanismo della graduatoria unica potrebbe cambiare. La Lega aveva inserito un emendamento nel disegno di legge europea per re-introdurre le graduatorie locali, anche per l'accesso ai corsi di laurea, che alla fine è stato sostituito da un ordine del giorno modificato. «Un secondo emendamento della senatrice
Paola Binetti (FI) ora rivede il tiro proponendo - come del resto il nuovo ordine del giorno Lega - di mantenere la graduatoria unica ma di ripristinare nell'ammissione alle scuole l'obbligo di scegliere fin dal momento della domanda massimo tre sedi universitarie di destinazione in ordine di preferenza e soprattutto di limitare la specializzazione prescelta a quelle incluse in una sola delle tre aree disciplinari (clinica, chirurgia e servizi)», spiega Viola. «Tutto nel rispetto della programmazione nazionale dei posti per ciascuna specialità; si tratta di qualcosa di diverso rispetto alle graduatorie locali, ma anche rispetto al sistema attuale che non pone limiti e soprattutto consente di scegliere molto "a valle", una volta uscita la graduatoria unica, mentre se passasse la proposta Binetti la scelta delle tre sedi e dell'area disciplinare da parte di ogni candidato andrebbe anticipata a prima del test. Con il segretariato giovani medici-Sigm abbiamo scritto una lettera alla ministra
Maria Cristina Messa per esporre le nostre perplessità. I proponenti giustificano questi emendamenti con l'emergenza Covid, ma anche fossero approvati la legge europea entrerebbe in vigore dal 2022, anno in cui si spera di aver almeno in parte superato la pandemia. Altro obiettivo, specie nella proposta della Lega, è contenere il numero dei fuori sede, costretti a sobbarcarsi costi ingenti in una fase di crisi economica e di disagi, ma anche, va detto, in parte candidati al ritorno nella regione di provenienza dopo aver preso il diploma di specialità in un'altra magari più a corto di personale. Le regioni vorrebbero poter fruire dell'opera di chi vi si è specializzato: noi diciamo che in realtà possono già farlo attraverso i contratti da esse finanziati, senza chiedere modifiche normative sulle borse statali e senza vincolare oltremodo la libera scelta dei candidati. Un vincolo che da parte sua potrebbe generare abbandoni e minori richieste di contratti in aree e sedi specifiche. È chiaro che l'ateneo non può formare tutti specialisti di un ramo, ma se alcune sedi e scuole sono poco scelte su quelle specificità una riflessione va fatta».
Un'ultima annotazione riguarda chi specializzando lo fu tra il 1978 e il 2006. Il senatore
Nazario Pagano (Forza Italia, Commissione affari costituzionali) in un incontro pubblico con il pool di legali Consulcesi si è impegnato a portare ai ministri di Salute ed Economia le istanze di 170mila specialisti che tra il 1978 e il 2006 non ricevettero la borsa di studio (fino al 1991) o i contributi relativi al successivo contratto con la scuola di specialità (dal 1993). Secondo dati Enpam, una transazione fra medici e Stato porterebbe a un risparmio di oltre 78 milioni di euro a fronte di potenziali 15mila cause pendenti in tutti i gradi.